Via Roccagorga, via Ombrone, via Quarto, ex Seranflex: l'urbanistica implosa ha nomi in codice e ognuno di essi è una storia e tutti insieme sono la prova della programmazione sbagliata prima e mancata dopo. A cadenza quindicinale una di queste storie, da cinque anni a questa parte, finisce sotto la lente di un qualche ufficio giudiziario. Ognuna ha due facce e due destini, uno urbanistico e un altro amministrativo, in comune hanno quel loro essere tasselli di una città che sulla pianificazione non ha trovato pace.
Costruzioni Generali
Se si dovesse scegliere un caso emblematico, nessun dubbio, è quello di via Quarto dove la società Costruzioni Generali ha aperto un cantiere perequando una particella che era del Comune da 30 anni e che è alla base del permesso a costruire. Dopo due ricorsi al Tar con successivi gradi valutazione, una richiesta di risarcimento danni da quasi sette milioni e un processo penale pendente sulla storia della particella finta, resta un bubbone aperto.
Via Ombrone
La società Corisma ha ottenuto una regolare autorizzazione ma quando il Piano R3 è stato annullato si è trovato con una volumetria aggiuntiva abusiva, il cantiere è stato sequestrato ma la licenza non è stata mai annullata e il Tribunale ha detto che non basta l'annullamento del piano particolareggiato per annullare anche il permesso a costruire. Pende anche qui una citazione in giudizio degli acquirenti degli appartamenti verso il costruttore, il quale ha chiamato in causa il Comune.
Via Roccagorga
Situazione identica alle altre, un palazzo nato dalla pianificazione annullata, poi destinatario di polemiche per un ritardo nella ordinanza di abbattimento e adesso oggetto di contenzioso.
Fin qui i frutti avvelenati dei piani particolareggiati varati in modo errato dalla Giunta negli anni tra il 2012 e il 2014 e avviati all'annullamento esattamente cinque anni fa. Un arco di tempo entro il quale sarebbe stato possibile avviare una pianificazione alternativa, capace di mettere un po' di ordine ai guai già comunque fatti dai Ppe che un procedimento penale pendente ci dice essere stati frutto di abusi e di un rapporto perverso tra costruttori, politici e funzionari pubblici. L'amministrazione è parte civile in quel processo e ciò poteva bastare a mettere un punto alla stagione sulla connivenza malata sul cemento, ponendo in essere finalmente una qualche forma di programmazione alternativa. Invece adesso l'ente sta diventando il bersaglio immobile contro cui schiere di privati tirano le freccette avvelenate da sentenze che obbligano il Comune a dare risposte ai quesiti sui casi di urbanistica «sospesi».
L'ex Seranflex
L'ultimo della serie è il centro commerciale della ex Seranflex che non ha nulla che vedere coni Ppe annullati ma riguarda la pianificazione commerciale ed è anche questa una storia che affonda le radici nel passato remoto: i proprietari dell'immobile hanno ottenuto un regolare permesso ma in seguito si è scoperto che non si può concedere la destinazione d'uso commerciale e in via parallela insiste un procedimento penale per lottizzazione abusiva. Il Tar pure in questo caso ha imposto al Comune di pronunciarsi sulla variante. Se si mettono in fila tutte le pronunce pubblicate fino a questo momento emerge in modo chiaro che si sta andando verso una programmazione urbanistica dettata dagli interessi dei privati che sono arrivati per via legittima, anzi giudiziaria, lì dove era stato impossibile accedere con istanze al Settore edilizia. Ecco perché una pianificazione a monte, pur «inquinata» da scelte pregresse, avrebbe impedito di ritrovarsi a fare da semplici esecutori delle sentenze giudiziarie. Come sta avvenendo ora, a ben otto anni dall'inizio della beffa dei Ppe e del suo carico di sviste.