La mancata demolizione dei numerosi abusi edilizi realizzati nel corso del tempo per trasformare un capannone artigianale in un'attività di ristorazione in strada Nascosa, è costata al proprietario la confisca dell'intera proprietà. Nei giorni scorsi infatti il Comune di Latina ha ratificato l'acquisizione, al patrimonio dell'ente municipale, dell'intera particella su cui insistono le strutture realizzate senza titolo. Il destinatario del provvedimento ha ancora la possibilità di far valere i propri diritti ricorrendo alla giustizia amministrativa, ma l'iter sembra ormai compromesso e il Comune si appresta a incamerare un'area di 8.500 metriquadri sulla quale ne insistono opere abusive per 1.540.

La vicenda si trascina ormai da diversi anni e ha conosciuto una svolta nel luglio del 2018, quando i tecnici del Servizio Politiche di Gestione e Assetto del Territorio avevano concluso, col diniego, l'accertamento di conformità delle opere realizzate su quel lotto e solo in parte sanate nel 2010. Tant'è vero che lo stesso dirigente dell'Urbanistica comunale, il 16 gennaio del 2019, aveva firmato l'ordinanza numero 12 con la quale veniva ordinata la demolizione degli abusi edilizi, alla luce di quanto accertato dai tecnici dell'Ufficio Antiabusivismo nella 70 del foglio catastale 194.

Nel novembre scorso intanto era scattata la sanzione pecuniaria a carico del proprietario, un uomo di 85 anni, chiamato a pagare 20.000 euro al Comune, ma soprattutto i riscontri della Polizia Locale avevano permesso di accertare che l'ordine di ripristino dei luoghi non era stato rispettato. E parliamo di varie strutture, come diversi ampliamenti non autorizzati delle vecchie strutture e tettoie, spazi utilizzati per l'attività di ristorazione e agriturismo, attraverso l'allestimento anche di alcune camere da letto, il tutto corredato di un viale d'accesso e un parcheggio di 2.500 metriquadri realizzati in ghiaia, quindi anche questi abusivi. Per diversi anni il locale si chiamava Sapori Antichi, ma nel frattempo è stata cambiata l'insegna, prospettando la gestione di un'azienda agricola con agriturismo e pizzeria che era stata anche oggetto di una richiesta di autorizzazione al Suap.

L'ostinazione del proprietario ha fatto quindi scattare il provvedimento più estremo, che consiste nel passaggio dell'intera particella catastale al patrimonio catastale, con la possibilità di reimpiegare quello spazio per finalità sociali.