Costantino Di Silvio, detto Cha Cha, fa «irruzione» nel processo economico più importante di sempre in corso davanti al Tribunale di Latina. Non in presenza, ovviamente, ma nelle parole del poliziotto dello Sco che ieri pomeriggio nell'udienza del dibattimento «Arpalo» è stato chiamato a ricostruire il flusso finanziario che dalle società italiane riconducibili al commercialista Pasquale Maietta andava in Svizzera e poi rientrava per essere utilizzato al fine di acquistare immobili per lo stesso Maietta. E, secondo la ricostruzione emersa in aula, sarebbe accaduto per l'abitazione principale di via Nascosa nonché per alcuni alloggi utilizzati in origine per ospitare i calciatori della squadra di cui lo stesso Maietta era presidente all'epoca del suo massimo successo politico, come assessore del Comune di Latina prima e come deputato di Fratelli d'Italia poi. Il poliziotto dello Sco ha ripercorso le strade economiche del denaro passato attraverso il principale imputato di Arpalo: c'erano società che nascevano al solo fine di produrre carta, assegni, anche per alcuni milioni di euro, e poi fallivano; e c'erano società con lo stesso nome, una in Italia e la gemella in Svizzera.

Quando l'investigatore passa ad analizzare la «variegata galassia delle società riconducibili a Pasquale Maietta», approfondisce anche il delicato filone dei prestanome e quelli finiti nell'elenco risultano, dai dati estrapolati dall'archivio dello sdi, essere contigui a Costantino Di Silvio detto Cha Cha che il teste indica come «una persona notoriamente molto vicina, appunto, al Maietta». Cha Cha non è imputato nel processo Arpalo, dove invece, in una delle prossime udienze già calendarizzate, sarà sentito il figlio, Renato Pugliese, primo pentito del clan Di Silvio. Per il resto l'udienza di ieri pomeriggio è servita a ribadire quanto contenuto negli allegati al capo di imputazione, ossia i rapporti tra le società riferibili a Maietta direttamente o tramite prestanome nonché la modalità attraverso cui la Polizia, in collaborazione con la Finanza, riuscì a mettere in connessione lo studio Maietta e quelle società con relativi flussi finanziari verso la Svizzera. «Galeotta» fu una telefonata intercettata a maggio del 2015, un dialogo tra Roberto Zuliani e la figlia poche ore prima che questi fosse sentito dalla polizia in relazione ad alcune firme per le società; da quelle frasi fu possibile cogliere il filo rosso che conduceva allo studio di Pasquale Maietta, che anche ieri pomeriggio era in aula, come sempre dall'inizio del dibattimento. Resta il protagonista indiscusso di questa storia anche per quanto riguarda le relazioni con gli uffici delle banche elvetiche e il mediatore sul posto.

I viaggi dell'ex parlamentare in Svizzera sono stati documentati anche dall'agente dello Sco sentito ieri, che ha illustrato al Tribunale le verifiche fatte sull'acquisto di biglietti aerei per l'Italia effettuati con la carta di credito di Maietta lo stesso giorno in cui risultavano ordini di trasferimento di denaro sul posto. Ancora ieri è emerso il tassello iniziale dell'inchiesta risalente al 2009: un accertamento dello stesso Sco su una delle società che sarebbero state utilizzate per il riciclaggio per il tramite del trust svizzero e di un'altra società di diritto panamense. Alcune mail sequestrate durante le indagini riportano in modo esplicito l'ordine di «caricare somme»; si tratta di comunicazioni interne risalenti già al 2009, quindi molto prima che emergesse il filone di riciclaggio specificamente legato alla Usb Latina calcio. La prossima udienza è fissata pe ril 16 marzo.