Il rischio c'è, inutile girarci intorno. Quanto sia alto è tutto un altro discorso. Una cosa però è certa: l'attesa è iniziata e il Lazio, al pari di Lombardia, Piemonte, Marche, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, potrebbe tornare da domenica, o da lunedì, in zona arancione a seconda di quanto emergerà dai dati dell'Istituto Superiore di Sanità che verranno resi noti domani e che saranno il responso e lo specchio del monitoraggio nazionale settimanale. La "spada di Damocle" è sospesa sulla testa delle sei regioni che la scorsa settimana hanno fatto registrare un indice Rt (la diffusione del Sars-Cov-2 e del suo Covid-19) vicino all'1 e che, in caso di declassamento, si andrebbero ad aggiungere ad Umbria, Abruzzo, Basilicata, Liguria, Molise e provincia di Trento.

Il Lazio, al momento, è classificato a rischio basso visto che a livello generale il trend dei nuovi positivi è in calo, così come i focolai, e la situazione nelle terapie intensive è sotto i livelli di guardia. Per questo la speranza che dalle nostre parti si resti in zona gialla, con ristoranti e bar aperti a pranzo, possibilità di uscire fuori dal proprio Comune e musei aperti nei giorni feriali, non è un'utopia anche se a far pendere la bilancia sull'arancione sono soprattutto il nuovo focolaio di Roccagorga - attuale zona rossa - e la variante inglese responsabile, secondo i dati, del 18% circa dei nuovi casi nel Lazio. Percentuale che potrebbe essere destinata a salire visto il maggiore grado di contagiosità di questo ceppo.
Ecco spiegato perché l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato ha ribadito in più di un'occasione la necessità di velocizzare la campagna di immunizzazione. Mentre procedono le vaccinazioni per gli anziani con età pari o superiore a 80 anni, è in corso la fase 2 della campagna di vaccinazione: da oggi sono aperte le prenotazioni per il personale scolastico e gli studenti tra i 18 e i 55 anni, mentre dal 1° marzo cominceranno presso gli studi dei medici di famiglia del Lazio le vaccinazioni Covid per i 54-55enni.