Senza pietà e certe volte senza senso: le estorsioni per i Travali e il resto della banda appaiono «semplicemente» come un'abitudine. Pretendevano e prendevano soldi ma anche vestiti firmati, mobili, appartamenti, macchine con una voracità spavalda che li ha resi a lungo intoccabili per davvero. L'elenco è così lungo che si snoda su molti anni, diventando tra il 2014 e il 2015 il segno distintivo di quello che oggi viene definito un gruppo che agiva con metodo mafioso, tutto riassunto nelle carte dell'operazione Reset che ieri ha portato all'emissione di 19 misure di custodia cautelare. 


La caparra
Salvatore e Vera Travali, insieme a Francesco Viola, si fanno restituire la caparra di 30mila euro versati per l'acquisto di un immobile in via Nascosa. La proprietaria avrebbe avuto il diritto di trattenere quei soldi ma li consegnò perché conosceva la caratura criminale dei suoi interlocutori. Non ci fu un vero guadagno in questa storia, eppure forse è il simbolo del senso di illegalità diffuso in quel periodo.
I jeans
Angelo Travali a ottobre del 2015 prova e acquista in uno dei negozi più noti della città abiti firmati per tremila euro, pagando con un assegno che il titolare già sapeva che non avrebbe mai incassato perché firmato da un insolvente.
La benzina
Nello stesso mese Angelo e Salvatore Travali, insieme al cognato, Francesco Viola, e al futuro pentito Agostino Riccardo fanno più volte rifornimento di carburante presso un distributore di via Epitaffio per un totale di svariate centinaia di euro, senza mai pagare ma facendo valere la forza intimidatrice del loro nome.
Le patatine fritte
Per due anni tra il 2015 e il 2017 Francesco Viola ha abitualmente frequentato una rivendita di patatine fritte in centro senza mai pagare un centesimo e il titolare ha dovuto accettare visto, appunto, il nome.
Gli occhiali
Angelo Travali con Francesco Viola, Costantino Di Silvio detto cha Cha e Agostino Riccardo hanno preteso da un ottico in centro che fossero consegnati loro occhiali da sole senza pagarli, anche pezzi già scontati del 50%
Gli incidenti finti
Tra aprile e giugno del 2015 un giovane tossicodipendente non riesce a pagare le dosi acquistate per 400 euro né gli interessi applicati per il ritardo e pari ad ulteriori mille euro. Per sanare il tutto Francesco Viola, con Tonino Bidone e Agostino Riccardo costringono il debitore, puntandogli una pistola alla tempia, a firmare due cid in bianco con i dati della sua auto.
L'avvocato
Nella primavera del 2015 bastò a Francesco Viola e Angelo Morelli presentarsi da un avvocato e chiedergli 300 euro, così senza un perché ma solo in quanto appartenenti al temuto gruppo Travali. Il professionista consegnò i soldi senza fiatare.
Il gip ha riassunto tutto questo in tre parole: «assoggettamento della città».