Se Costantino "Cha Cha" Di Silvio ha avuto un ruolo di primissimo piano nei traffici di droga, ormai da molti anni aveva delegato tutto alle nuove generazione, pur continuando a godere di un certo potere, negli ambienti della mala, e del rispetto di troppi in città.
È ormai storia della criminalità latinense che il nipote Angelo Travali detto Palletta avesse ricevuto, direttamente da Cha Cha, l'investitura di capozona dopo l'uccisione, nel gennaio del 2010, di Fabio Buonamano, l'erede criminale che Costantino aveva "cresciuto" affidandogli compiti di un certo spessore fin da giovane, come la raffica di colpi di pistola contro l'auto del giudice Nicola Iansiti, nel febbraio del 1997, che gli aveva confermato la sorveglianza speciale. Se certe dinamiche erano emerse con l'inchiesta Don't Touch, ora trovano una conferma con le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
A parlarne per primo è stato Renato Pugliese, figlio non riconosciuto dello stesso Cha Cha. «Angelo Travali ereditò il mercato di Tiziano Marchionne, che stava con suo sorella Michela, persona poi uccisa nella sparatoria di Sezze - aveva dichiarato durante un interrogatorio del marzo 2017 - Marchionne e Radicioli (uccisi insieme) erano due grandi spacciatori che lavoravano insieme a Gianluca Ciprian. Dopo la morte dei due, Ciprian iniziò a fornire Travali di cocaina fino al suo arresto con l'operazione Arco». Pugliese racconta poi com'era entrato a far parte di quel sodalizio e la portata dei suoi affari nel mondo della droga proprio nel giro di "Palletta".
Ma è Agostino Riccardo, che con Pugliese aveva condiviso la militanza nel gruppo dei Travali e poi era passato ai Di Silvio di Armando "Lallà" dopo i loro arresti, a fornire maggiori particolari sulla spartizione dei ruoli. «In merito all'organizzazione del gruppo criminale dei Travali, il boss, la persona che stava al vertice era Cha Cha - dichiarava Riccardo nell'ottobre del 2018 - Era lui che decideva i compiti di ognuno, la sua parola la contava moltissimo. Angelo Travali nel tempo acquisì sempre più forza criminale tanto che venne nominato da Cha Cha "capozona". Significava che tutta la zona delle case popolari e dei palazzoni dove abitava Angelo erano sotto il suo controllo, compresa la piazza... Di fatto Cha Cha esercitava una sorta di controllo sui reati che venivano commessi dagli associati e i cittadini comuni sapevano che dovevano rivolgersi a lui, che interveniva per evitare che venissero denunciati. Negli ultimi periodi però Angelo stava prendendo sempre maggiore potere e forza e non sempre ascoltava quello che gli diceva Cha Cha nonostante il ruolo di vertice nell'organizzazione... Dopo gli arresti di Don't Touch ci siamo convinti che il ruolo di Cha Cha era ormai in declino... Bastava guardarlo in gabbia durante le udienze del processo, molto dimagrito, per capire che Cha Cha aveva mollato e che il suo ruolo era sempre più quello di prima...».
Un atteggiamento, quello di Angelo Travali, che gli è costato caro. Lui e i suoi non ne volevano sapere di mantenere bassi i toni delle azioni criminali, come lo zio Costantino suggeriva, e le loro imprese hanno finito per attirare l'attenzione degli investigatori. Nel frattempo, in Questura, i tempi erano maturi per il ricambio generazionale che ha dato una nuova impronta al lavoro della Squadra Mobile. Anche e soprattutto perché i Travali potevano contare su una serie di coperture: anche in questa inchiesta figura tra gli indagati, ma a piede libero, l'assistente capo Carlo Ninnolino, che all'epoca dei fatti era organico proprio alla Sezione antidroga della Questura. Fu arrestato nell'ambito dell'inchiesta Don't Touch e poi assolto, ma i pentiti tornano a puntare il dito contro di lui.