Al termine della camera di consiglio il collegio penale presieduto dal giudice Gian Luca Soana, ha accolto la richiesta del pubblico ministero Antonio Sgarrella e ha emesso una condanna a quattro anni di reclusione. Ultimo atto ieri pomeriggio in Tribunale del processo che vede sul banco degli imputati Hablani Nadhir, 33 anni, di origine tunisina, ma residente a Latina, difeso nel procedimento dagli avvocati Alessia Vita e Valentina Sartori accusato di una estorsione che in gergo viene chiamata «cavallo di ritorno». In aula la pubblica accusa ha ricostruito i fatti, ripercorrendo quello che era avvenuto due mesi fa (lo scorso 16 dicembre) a Latina quando l'imputato era stato arrestato dagli agenti della Squadra Volante al termine di una operazione lampo che aveva portato all'individuazione dell'uomo.
L'episodio si era verificato a poca distanza da via Romagnoli. In base a quanto accertato, dopo aver rubato in casa di un anziano che aveva conosciuto qualche giorno prima, l'imputato era tornato a cercare la vittima del furto per restituirgli la refurtiva ma in cambio di denaro ed è per questo che gli inquirenti avevano contestato l'estorsione: la vittima infatti era stata minacciata con una scacciacani senza tappo rosso. L'italo- tunisino era stato arrestato dalla polizia che aveva sventato l'estorsione immobilizzando il 33enne dopo una breve fuga che si era conclusa anche con il tentativo di minacciare i poliziotti con l'arma caricata a salve. Il grande sangue freddo degli agenti aveva permesso di evitare il peggio e di fermare il 33enne che si trova detenuto in carcere da dove ieri è comparso collegato in videoconferenza nel corso del processo che arrivava da una direttissima.