Dopo le polemiche era arrivato l'esposto e dopo ancora l'indagine della Procura; adesso il caso del concorso per assistenti amministrativi alla Asl di Latina finisce sotto la lente del Tribunale amministrativo per una serie di contestate illegittimità che, però, non hanno nulla a che vedere con l'elenco degli ammessi alla prova orale né col fatto che al suo interno ci siano parenti di dipendenti dell'azienda o segretari politici e amministratori locali. Il ricorso depositato dall'avvocato Giuseppe Nobile, in rappresentanza di un gruppo di candidati che non hanno raggiunto il punteggio minimo per l'ammissione, fonda su una serie lunga e articolata di asserite anomalie.

La prima è una questione di parità di genere, apparentemente formale ma forse più insidiosa di altre: la commissione d'esame era composta da soli uomini. Poi c'è la suddivisione dei candidati, che furono dislocati in 5-6 per ogni aula, nonché la modalità con cui sono state estratte le domande e, infine, «l'inserimento nei test di numerosi quesiti che nulla hanno a che fare con il programma d'esame per la selezione concorsuale dei candidati al ruolo di assistente amministrativo delle Asl e il metodo di valutazione della prova, assolutamente ‘bizzarro' e difforme da quello pubblicato nel sito istituzionale dell'azienda prima della prova».

In effetti quest'ultimo punto riguarda una procedura che, in qualche modo, è stata integrata, poiché dopo il test scritto la Asl stessa aveva emesso un provvedimento col quale chiariva la modalità di attribuzione del punteggio d'esame. Ai giudici amministrativi si chiede di annulare il provvedimento di ammissione alla prova orale, quindi in caso di accoglimento sarebbe da ripetere la prova scritta seguendo, pare ovvio, altre procedure rispetto a quelle contestate finora.

Ieri intanto il segretario del Cobas, Domenico Teramo, ha diffuso un comunicato sulla vicenda del concorso Asl, nel quale si sottolinea che «la stragrande maggioranza dei partecipanti al concorso, sia coloro che hanno superato che coloro che sono stati esclusi, sono lavoratori precari che da 10-20 anni svolgono il ruolo di assistente amministrativo presso le Asl del Lazio attraverso aziende appaltatrici ovvero con contratti di lavoro a termine o di somministrazione. Tutti, quindi, hanno pienamente e legittimamente già maturato il diritto alla stabilizzazione del proprio posto di lavoro e questa possibilità non può semplicemente sfumare a causa della maldestra gestione della procedura concorsuale operata presso la Asl di Latina. E' opportuno quindi un intervento della Regione Lazio per sollecitare la sospensione di quella procedura, al fine di evitare ulteriori e più gravi danni, in attesa degli esiti delle indagini sulle responsabilità penali eventuali e dei ricorsi pendenti».