L'abitudine dei fratelli Angelo e Salvatore Travali a fare estorsioni e ad intimidire non riguardava soltanto imprenditori e vittime di usura ma anche la concorrenza, gli altri spacciatori già presenti sul territorio. Ed è così che un gruppo di tre venditori di medio calibro viene «eliminato» con metodi violenti dai due fratelli Travali. I primi a riferirlo sono stati i collaboratori di giustizia, Renato Pugliese e Agostino Riccardo.
«Si tratta di una vicenda che dà l'esatta dimensione della violenza messa in atto dal gruppo Travali per imporre il proprio predominio nella gestione delle piazze di spaccio e, in generale, su tutte le attività criminali», scrive il gip. I due fratelli, con l'aiuto di Alessandro Zof, hanno gambizzato uno degli spacciatori concorrenti e danneggiato l'auto e il negozio in disponibilità della famiglia di un altro venditore che operava nella zona di via del Lido. Angelo Travali aveva detto chiaramente che o si adeguavano e vendevano droga per suo conto oppure gli dovevano versare 30mila euro, un pizzo sul mercato degli stupefacenti. La situazione viene così descritta da Pugliese in un verbale di gennaio 2017: «Quei tre facevano concorrenza a Travali Angelo sulla vendita di stupefacenti a Latina. Lui quindi li convocò e gli impose di spacciare per lui, altrimenti erano costretti a pagare. Questa situazione era già in piedi quando io uscii dal carcere. So che Zof sparò a uno di loro su incarico di Travali che non era in grado di sparare.
Ciò avvenne perché i tre non volevano pagare i 30.000 euro. Travali si rivolse a Zof, me lo raccontò lui stesso anche perché io avevo un buon rapporto con lui, avendo trattato anche piccoli quantitativi di stupefacente insieme tra il 2014 ed il 2015». Quando tutto questo accade i tre spacciatori presi di mira «erano molto forti a Latina, avevano un bel giro». C'è un momento in cui si profila anche una mediazione: Angelo Travali inizialmente «convocò» i tre spacciatori e chiese loro di pagare il pizzo o essere suoi pusher; ci fu un rifiuto sui soldi e ciò era già preludio di guai, tanto che due del terzetto spariscono dalla circolazione, forse lasciano la città, l'altro resta e infatti contro di lui parte la ritorsione. Non finisce comunque lì perché dopo qualche tempo ancora Angelo Travali viene a sapere che due dei tre sono tornati sulla piazza e spacciano nei pressi di un locale di via Isonzo. E lì va a cercarli, armato di una mazza da baseball; non li trova ma avverte tutti i presenti che se qualcuno ha notizie dei fuggitivi deve fornirgli i dettagli. Era un ordine. In uno dei verbali il pentito Renato Pugliese afferma che «Travali imponeva ai concorrenti di mettersi con lui o pagargli una tassa».