Se l'atteggiamento violento di certe azioni plateali doveva servire per alimentare la loro forza intimidatrice tra la gente comune, alcune delle gesta compiute dai fratelli Travali dovevano restare sconosciute all'opinione pubblica, ma circolare soltanto negli ambienti della malavita per dimostrarsi forti agli occhi degli altri gruppi criminali e accrescere il loro potere in città. Ne è un esempio la partecipazione all'omicidio del romeno Adrian Ionut Giuroiu nel marzo del 2014, ucciso dai fratelli Manuel e Mirko Ranieri che erano particolarmente legati ai Travali: sono proprio i collaboratori di giustizia a rivelare il peso delle strategie di "Paletta" in quel periodo, dando un peso anche al contenuto delle intercettazioni ambientali che all'epoca non bastarono per inchiodare alle loro responsabiltà Angelo Travali e il fratello, sebbene fosse chiaro il coinvolgimento nel fatto di sangue.
Tra le contestazioni che arricchiscono l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, c'è proprio il concorso nell'omicidio del giovane romeno, bloccato in strada con un agguato a colpi di pistola e poi occultato nel pozzo di un'azienda agricola abbandonata tra Latina e Cisterna, reo di avere cercato di riportare nella capitale una prostituta che Manuel Ranieri voleva togliere dalla strada per farne la sua fidanzata, pur senza pagare il riscatto che gli veniva chiesto dagli sfruttatori. L'apporto fornito in quell'occasione, secondo gli inquirenti, è una delle basi sulle quali poggia l'aggravante del metodo mafioso.
Della vicenda parla appunto il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo che all'epoca era uno dei sodali del gruppo e rivela: «Angelo Travali diede supporto ai fratelli Ranieri in quanto facevano parte del clan Travali, e quindi Angelo mi disse che doveva dargli supporto in quanto rafforzava la sua credibilità criminale e il suo spessore. Partecipò all'omicidio dando aiuto ai fratelli Ranieri per fare vedere che sul territorio c'era la famiglia Travali e non altre famiglie. Era un modo per controllare le attività criminali e il territorio», Ma il pentito sostiene anche di avere partecipato alla pianificazione dell'agguato sfociato in omicidio: «È stato pianificato a viale Nervi, in quella circostanza ne parlarono Angelo Travali, i fratelli Ranieri in presenza di Francesco Viola». E come preventivato, scortati dai Travali con una Smart Bianca, i fratelli Ranieri con l'aiuto di un romeno a bordo di un'auto rubata speronarono quella della vittima vicino Borgo Sabotino. Inoltre il pentito precisa che le armi per l'occasione erano state messe a disposizione proprio da Palletta.
Sulla stessa linea d'onda le dichiarazioni di Renato Pugliese: «Nel caso dell'omicidio Giuroiu, Angelo Travali voleva far vedere che lui aveva fatto "crescere" un ragazzo, Manuel Ranieri, cioè lo aveva reso capace di usare le armi. In questo modo il messaggio rispetto agli altri era che nessuno avrebbe dovuto toccare Travali perché aveva gente fidata pronta a sparare per lui».
Pugliese avrebbe saputo dell'omicidio direttamente da Ranieri, ma aggiunge: «Successivamente ho parlato con Angelo che mi ha detto di avere dato le armi a Ranieri per l'omicidio. In quel periodo peraltro i Ranieri erano uomini di Angelo». E poi ancora: «Angelo mi disse che partecipò facendo da staffetta ai fratelli Ranieri con la sua macchina Smart Brabus bianca. Michele Petillo che lavorava per me all'epoca nella droga, mi raccontò un dettaglio atroce che Angelo non mi aveva dello e che Petillo aveva appreso da Manuel Rranieri. Michele mi ha detto che prima di buttare nel pozzo il morto, Angelo e Salvatore Travali hanno utilizzato il cadavere come bersaglio per vedere chi lo prendeva in pieno pello». Dettaglio che sembra trovare riscontro nel fatto che il cadavere era stato crivellato con 13 colpi, dei quali solo tre mortali. Insomma, secondo i pentiti Palletta «voleva quindi dimostrare che non solo era un importante venditore di droga, ma che aveva forza su Latina» ribadisce Pugliese, citando anche la gambizzazione del tabaccaio cinque mesi dopo l'omicidio.
A rivelare sin da subito la presenza della Smart dei Travali che facevano da staffetta, il giorno dell'omicidio, era stato il romeno complice dei Ranieri. Un fatto del quale Angelo Travali, in quel periodo, parlò con Gian Luca Ciprian durante una conversazione intercettata nell'auto del secondo. «Ha fatto ritrovà tutto, cadavere e tutto, macchine rubate, tutto. Questi non li avrebbero mai presi Lù, tra un anno quello non ci stava più là sotto, era magnato. C'avevano messo la cosa... l'ammolliaca capito? L'hanno messo in mezzo alla merda dentro a quel tombino...».