Saranno stati i pipistrelli venduti nel mercato alimentare cinese di Wuhan? Sarà stata colpa di alcuni scienziati che lo hanno creato in laboratorio? Forse un giorno lo sapremo con certezza, ma non sarà la "verità storica" sulla sua comparsa a cambiare di molto le cose nelle nostre vite quotidiane. Già, perché a distanza di un anno dalla sua scoperta, il Sars-Cov-2 ha già rivoluzionato l'esistenza di tutti, ad ogni latitudine planetaria, costringendo il genere umano a modificare le priorità, ad indossare sempre la mascherina e a mettere lui, il nuovo Coronavirus col suo micidiale Covid-19, al primo posto nella lista dei nemici, facendo finire in secondo piano anche la minaccia del terrorismo islamico. Un anno fa ci ha dichiarato guerra aperta catapultandoci in una nuova dimensione, un ospite non gradito che se n'è fregato della forma entrando, non certo su invito, nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro, nelle attività commerciali. Gli esercenti cinesi sparsi nel mondo, quasi fossero la causa di quella minaccia, hanno subito pagato dazio con il boicottaggio generale. Comunque sia il nuovo virus, dal febbraio 2020, è arrivato anche in Italia e dopo pochi giorni ha fatto la sua comparsa nella nostra provincia.
Un semplice contatto con un'altra persona, uno starnuto, ed ecco presentarsi, dal nulla, quel Coronavirus che proprio per la sua inconsistenza materiale non è apparso nemmeno come un nemico reale, tanto che qualcuno lo sbeffeggiava accostandolo, con quel nome così insolito, al noto Fabrizio Corona o all'altrettanto nota birra messicana di importazione. Poi, però, si sono iniziati a vedere gli effetti della sua presenza: una strana forma di polmonite che non consente di respirare e che non risparmia soprattutto le persone più indifese e quelle già minate da altre patologie, a partire dagli anziani. L'epidemia iniziale diventa ben presto pandemia. Ecco allora che da noi una semplice festa di Carnevale organizzata a Fondi si tramuta, all'insaputa dei presenti, nel più devastante focolaio della nostra provincia che farà della città della Piana l'unica "zona rossa" locale della prima ondata dell'emergenza sanitaria - nella seconda ondata la seguirà Roccagorga per due cluster - che proietta il territorio di Latina nello scenario apocalittico globale. Il primo caso vedrà protagonista una donna residente a Cremona ma originaria di Minturno, mentre il primo ricoverato sarà un uomo di Borgo Podgora.
Dal 3 marzo comincia il quotidiano rituale dei dati, dei numeri e delle percentuali fornite dalla Asl. Altri cluster si registrano in alcune residenze sanitarie assistenziali e parte il conteggio dei casi, dei pazienti che finiscono in ospedale e, purtroppo, anche il conto delle vittime. Le istituzioni pontine, seguendo le direttive ministeriali, decidono che è arrivato il momento di gestire l'emergenza con scrupolo e metodo. In Prefettura si istituisce il Centro Coordinamento Soccorsi: intorno al tavolo sindaci, forze dell'ordine e direzione sanitaria. Si programmano i soccorsi e il monitoraggio del territorio, perché adesso c'è il "lockdown", la quarantena: tutti chiusi in casa ed uscite limitate a ragioni di lavoro e realmente emergenziali. Ognuno deve fare la propria parte per cercare di limitare e arginare il diffondersi del virus. Si susseguono i decreti, i controlli, e anche le sanzioni per chi trasgredisce mettendo a rischio la propria salute e quella degli altri. C'è chi mugugna, chi protesta apertamente ma anche chi accetta e rispetta le restrizioni imposte alla lettera. Per fortuna la maggioranza delle diverse cittadinanze.
Qualcuno, col passare dei giorni, acquista anche una consapevolezza che forse, più o meno inconsciamente, aveva perso nel tempo: nella "nuova" scala dei valori diventa prioritaria la sanità, a partire da quella pubblica. Quella sanità troppo spesso dimenticata e che subiva tagli e ridimensionamenti nell'indifferenza di tanti. Adesso, invece, è a quel mondo che ci si aggrappa per non affondare. E' a quegli "eroi" in camice bianco, quelli che hanno deciso l'autoisolamento per non mettere a rischio parenti e conoscenti, che si chiede di salvare i propri familiari, le persone care, i pazienti costretti a letto nei reparti più a rischio e attaccati alle macchine per poter respirare e non morire come in un annegamento.
E' proprio a livello sanitario che la nostra provincia salirà, in seguito, alla ribalta nazionale grazie a un'organizzazione efficace dell'emergenza. La Asl non lascia nulla al caso: con la telemedicina, vale a dire la cura dei pazienti in remoto, limita i ricoveri in ospedale ai casi più gravi (il Goretti di Latina diventa uno dei nove Hub regionali nella lotta al Covid); riorganizza le strutture con reparti dedicati; istituisce una task force interna per gestire il lavoro ospedaliero e per formare i nuovi operatori sanitari. La strategia porta i frutti sperati i casi vengono circoscritti e i decessi colpiranno al cuore molte comunità ma saranno molto più contenuti rispetto ad altri territori regionali. Arriva l'estate e la guerra sembra alle battute finali: contagi ridotti all'osso come i decessi. Pensiamo di aver vinto. Ma qualcosa non va. C'è chi non rispetta più alla lettera le disposizioni "dimenticando" di indossare la mascherina, di lavare di frequente le mani e di tenere il distanziamento di sicurezza dalle altre persone. E da ottobre si ritorna nell'incubo con la seconda ondata e un aumento esponenziale dei casi positivi e dei decessi. Inizia l'era dei tamponi a tappeto. Novembre 2020 sarà il mese più nero: con 6.017 contagi farà registrare il record assoluto della pandemia (il picco massimo giornaliero si avrà il 6 con 316 casi). L'anno si chiude con 14.544 casi, oltre 200 vittime e l'inizio della campagna vaccinale: la speranza di aver trovato l'arma giusta per vincere la guerra. Ma il 2021 si presenta subito col nuovo record di casi in 24 ore: 382 il 10 gennaio e con 7.232 casi e 148 morti in 53 giorni. Il bilancio complessivo? Vede 22.151 contagi e 426 vittime.