Botta e risposta ieri pomeriggio in Tribunale davanti al giudice Enrica Villani nel processo che vede un ginecologo seduto sul banco degli imputati, accusato di negligenza e imperizia per la morte di un feto. Il dramma si era consumato nel 2014 al Santa Maria Goretti di Latina e in aula è stato il turno della deposizione di due consulenti della parte civile e del consulente della difesa. Le conclusioni a cui sono arrivate le parti sono diametralmente opposte. I consulenti che rappresentano la parte civile hanno sostenuto che vi è una responsabilità evidente nella condotta del ginecologo. A.F., queste le sue iniziali, che avrebbe dovuto continuare a monitorare il feto che non aveva accelerazioni e sembrava che dormisse. Ha cercato di smontare le accuse il consulente della difesa dell'imputato che è arrivato ad una altra conclusione e cioè che il tracciato era assolutamente non indicativo della gravità delle condizioni e non era così allarmante per suggerire una condotta differente e un approfondimento del quadro clinico. Il processo è nato a seguito dell''impugnazione di una opposizione ad una richiesta di archiviazione presentata dalla parte civile. Secondo quanto ipotizzato la donna il 19 agosto del 2014 era andata dal medico molto preoccupata e agitata ma il medico aveva omesso di svolgere una indagine su alcuni aspetti. In un primo momento a seguito della denuncia presentata in Procura, il pm aveva archiviato non ravvisando condotte penalmente rilevanti da parte del professionista anche in base ad una consulenza medica da cui non era emersa una condotta negligente e una colpa medica.
Il caso
Feto morto, in aula battaglia tra consulenti
Latina - Il processo nei confronti di un medico imputato di omicidio colposo. Deposizione di tre professionisti