Ultimo atto in Tribunale a Latina del processo per una rapina che si era conclusa con il ferimento di uno straniero. L'aggressione si era consumata nel settembre del 2012, in una baracca di fortuna a Borgo Sabotino e sul banco degli imputati erano finite tre persone tutte di origine romena. Nei giorni scorsi davanti al Collegio Penale, composto dai giudici Gian Luca Soana, Fabio Velardi e Beatrice Bernabei, si è svolto l'ultimo atto del processo nei confronti di C.M.M., queste le sue iniziali, 37 anni, romeno. Per altri due imputati l'iter processuale è stato diverso. In aula il legale dell'uomo, l'avvocato Simone Rinaldi, ha chiesto per il proprio assistito l'assoluzione. Una prospettazione condivisa sia dal pm che in un secondo momento dai giudici del Tribunale che quando sono usciti dalla camera di consiglio hanno letto la sentenza di assoluzione.
Ad avere un peso nell'inchiesta ci sono stati diversi elementi, a partire proprio dalla parte offesa che insieme a un testimone non si è mai presentata in aula per ricostruire i fatti nonostante le notifiche andate a buon fine.
La colpevolezza non può essere provata sulla base delle dichiarazioni di chi si è sottratto al contraddittorio è stata la ratio che ha inciso nel processo e che ha portato poi i giudici ad assolvere l'uomo nei cui confronti - in sede di indagini preliminari - il giudice Nicola Iansiti aveva respinto la richiesta di una misura cautelare sottolineando che le dichiarazioni delle parti offese erano molto fumose. Nel capo di imputazione la Procura aveva osservato che: «in concorso tra loro gli indagati armati di coltello avevano minacciato di morte un connazionale che era stato poi colpito con calci e pugni in diverse parti del corpo e si erano impossessati del portafoglio dell'uomo dopo che lo avevano sfilato dalla tasca dei pantaloni».
La vittima del pestaggio che sempre secondo quanto ipotizzato era stata circondata da un gruppo di connazionali, aveva fatto ricorso alle cure dello staff sanitario del Santa Maria Goretti e aveva riportato una prognosi di cinque giorni come attestato anche da un certificato medico rilasciato dall'ospedale di Latina. Nei confronti del 37enne romeno, era contestata anche una recidiva specifica. Alla fine i giudici hanno assolto l'uomo per non aver commesso il fatto.