Dopo sei mesi di carcere ottiene i domiciliari Luigi De Gregoris, il prestanome in molte aziende dell'imprenditore Luciano Iannotta e tra i principali imputati del processo Dirty Glass. Il Tribunale ha infatti accolto l'istanza della difesa di De Gregoris, rappresentata dagli avvocati Silvia Siciliano e Alessandro Cacciotti.
I giudici hanno tenuto in considerazione alcuni elementi utili a porre fine alla detenzione in carcere, tra gli altri la reclusione presso la casa circondariale di Frosinone piuttosto lunga (da settembre appunto) nonché il fatto che l'imputato avesse dismesso tutte le cariche nelle società di cui veniva considerato prestanome e incluse nelle attività oggetto di contestazione. Intanto il processo Dirty Glass proseguirà nell'udienza del prossimo primo aprile. La Dda di Roma che ha condotto le indagini ritiene infatti di avere prove sufficienti a dimostrare l'esistenza di un sodalizio con a capo Iannotta che agiva su vari fronti e utilizzava notizie fornite da apparati dello Stato (carabinieri, polizia, servizi interni). Una strada processuale abbreviata dunque, resa nota a dicembre scorso dai sostituti procuratori Barbara Zuin, Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro. Come si sa l'indagine nasce da una simulazione del reato di estorsione, una falsa denuncia presentata a dicembre 2017 al commissariato di polizia di Terracina e aveva portato all'imprenditore Luciano Iannotta, ex presidente provinciale di Confartigianato e ad un gruppo di persone, tra cui alcuni investigatori infedeli. Al centro della simulazione c'era Luigi De Gregoris che in realtà voleva «soltanto» che venissero perseguite penalmente due persone con cui c'erano stati rapporti in precedenza.
I reati contestati a vario titolo vanno dall'estorsione aggravata dal metodo mafioso, all'intestazione fittizia di beni, al falso, all'accesso abusivo al sistema informatico. Le misure restrittive eseguite lo scorso 16 settembre hanno riguardato undici persone. In questo momento le misure applicate sei mesi fa restano tutte in vigore ad eccezione di Luigi De Gregoris che da ieri si trova ospite di un'associazione onlus di Tivoli, e Natan Altomare, il manager di Latina che era tra i soggetti più vicini a Iannotta. Il complesso di reati contestati furono possibili soprattutto grazie ad esponenti delle forze dell'ordine, tra cui Michele Carfora Lettieri, in servizio presso la Compagnia di Terracina e il colonnello Alessandro Sessa. In questa inchiesta entrano in modo preponderante le dichiarazioni dei due pentiti del clan Di Silvio, ossia Renato Pugliese e Agostino Riccardo che anche in altra sede e ai fini di procedimenti diversi avevano verbalizzato dichiarazioni in cui parlavano soprattutto dell'imprenditore Luciano Iannotta. Parte di quei verbali sono stati utilizzati per gli accertamenti di Dirty Glass, indagine che contiene una serie di primati, il più importante dei quali è certamente la figura di Pasquale Pirolo, che viene considerato il gancio tra Iannotta e la famiglia Festa ai fini dell'impiego di denaro di dubbia provenienza nel vortice di società utilizzate dal gruppo.