Al termine della sua requisitoria il pubblico ministero Giuseppe Miliano ha tirato le somme e ha chiesto una condanna a quattro anni di reclusione nei confronti di Luca Di Pietro, imputato nel processo che si sta celebrando davanti al giudice per l'udienza preliminare Giuseppe Molfese per l'operazione Commodo che aveva portato la Squadra Mobile di Latina alla scoperta di un fenomeno che sembrava sottotraccia: il caporalato nelle campagne dell'Agro Pontino. In aula il magistrato inquirente ha ricostruito il ruolo dell'imputato, difeso dall'avvocato Giovanni Codastefano e ha ripercorso le fasi dell'inchiesta, mettendo insieme tutti gli elementi raccolti dalla polizia. Il pm ha chiesto una pena pecuniaria di oltre centomila euro.

Secondo quanto ipotizzato, Di Pietro è stato impegnato nel trasporto dei braccianti agricoli e nel corso delle indagini, subito dopo la notifica della misura restrittiva nel gennaio del 2019, aveva scelto di farsi interrogare.
Il ruolo di Di Pietro era emerso nel provvedimento restrittivo firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina e davanti al magistrato l'indagato aveva spiegato di aver accettato l'incarico di ricoprire il ruolo di amministratore della coop Agri Amici per non perdere il lavoro e per avere in questo modo un plus di 300 euro al mese. La sua - aveva sostenuto - era una situazione molto difficile.

«Era un elemento importante dell'associazione ed era consapevole di quello che accadeva, trasportava le persone sottopagate nei campi dell'Agro Pontino», ha detto ieri il pubblico ministero in aula quando ha ricostruito i fatti. In Tribunale si torna il prossimo 23 marzo quando sarà ascoltato il legale dell'imputato che punterà su una serie di elementi per scardinare le accuse, a seguire è prevista la camera di consiglio e poi la sentenza da parte del magistrato. Di Pietro ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, godendo in questo modo della riduzione di un terzo della pena e in base agli elementi che sono stati raccolti in fase di indagini preliminari. Non tutti gli imputati hanno scelto questa strada processuale: altri invece hanno puntato al rito ordinario e il processo si sta svolgendo davanti al Collegio Penale.

In fase di indagini preliminari il Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza aveva chiesto un incidente probatorio che si era svolto in Tribunale davanti al giudice Mario La Rosa ed era emerso che in provincia di Latina erano tre i punti di raccolta per i braccianti agricoli. I lavoratori venivano caricati e poi finivano stipati in alcuni mini van per andare al lavoro. L'operazione della polizia era scattata nell'ambito di una mirata attività e nell'inchiesta i detective hanno anche pedinato i furgoni per accertare le condotte illecite. L'operazione Commodo era stata l'ultima frontiera del caporalato e aveva smascherato una presunta associazione che sfruttava braccianti agricoli di origine straniera spesso finiti sotto schiaffo. Sono queste le accuse contestate per gli imputati che erano stati sottoposti ad una misura restrittiva. Oltre al vincolo associativo nei confronti delle altre persone finite sotto inchiesta, a vario titolo era stato contestato l'autoriciclaggio e l'estorsione.