Quattro anni e quattro mesi di reclusione. E' questa la sentenza emessa ieri pomeriggio dal Collegio penale del Tribunale di Latina nei confronti di M.A., queste le sue iniziali, una donna di 64 anni di Latina, accusata di tentato omicidio nei confronti del marito. In aula il pm Daria Monsurrò - nel corso della requisitoria - aveva chiesto la pena di quattro anni e dieci mesi. A seguire, al termine della camera di consiglio il Collegio penale - composto dai giudici Francesco Valentini, Enrica Villani e Maria Assunta Fosso, - ha assolto l'imputata dai maltrattamenti ma alla fine è arrivata la condanna per il tentato omicidio per aver cercato di uccidere il coniuge lievemente ferito all'altezza del collo. L'episodio era avvenuto in un appartamento alla periferia del capoluogo pontino. Scontato che tra novanta giorni, una volta che saranno depositate le motivazioni della sentenza, la difesa impugnerà il ricorso in Corte d'Appello.

I fatti contestati erano avvenuti a Latina nell'aprile del 2014 quando la donna a quanto pare molto esasperata dal rapporto con il marito e dalle sue condotte - come aveva riferito anche in sede di interrogatorio davanti agli inquirenti - aveva preso un coltello da cucina colpendo l'uomo all'altezza di un organo vitale - secondo l'accusa - il coniuge era rimasto lievemente ferito e aveva riportato una prognosi di 10 giorni. Era stata proprio la 64enne subito dopo i fatti e quando aveva capito cosa era accaduto, a chiamare la polizia e a raccontare agli investigatori di aver commesso questo gesto così grave ed estremo perchè esasperata e perchè non ce la faceva più. Il marito aveva tradito la donna e i rapporti erano diventati sempre più critici con il passare del tempo. Inoltre proprio in occasione dell'intervento sulla scena del crimine, erano stati gli stessi agenti a rendersi conto della situazione di profondo disagio tra le mura domestiche.

La 64enne infatti aveva anche minacciato gesti estremi. Le ferite riportate dal coniuge non erano state gravi tanto da non rendersi necessario il trasporto in ospedale. Il gesto di M.A. era sembrato un'azione eclatante per andare via di casa, quasi per richiamare l'attenzione su un rapporto in crisi e su una situazione familiare dai risvolti drammatici. Ieri nel corso dell'ultimo atto del processo sono stati ascoltati alcuni testimoni: si tratta di due vicini di casa che hanno riferito che la donna era vittima del marito e che soffriva del rapporto che aveva con lui. Alla fine - sulla scorta degli elementi che erano emersi in fase di indagini preliminari - per la Procura hanno pienamente retto le accuse per contestare il tentato omicidio: una prospettazione pienamente accolta anche dai giudici che al termine della camera di consiglio hanno emesso la sentenza.