Hanno deposto alcuni testimoni ieri pomeriggio nel processo che vede sul banco degli imputati due fratelli del capoluogo pontino, M.V., di 56 anni e M.V di 61 anni, accusati di un raggiro con i finanziamenti europei. I reati ipotizzati sono oltre alla truffa anche il falso.
Secondo l'accusa hanno falsificato un contratto di affitto di un fondo rustico di proprietà di una donna che aveva presentato una denuncia. L'obiettivo era quello di ottenere dei fondi europei per un totale di oltre 120mila euro nel corso di alcuni anni.
In aula davanti al giudice monocratico Francesco Valentini, hanno deposto due testimoni: uno ha confermato che uno degli imputati lavorava per il fondo agricolo di proprietà della parte offesa per molti anni, l'altro invece ha negato che uno dei due fratelli partecipasse con quote societarie nella azienda agricola, specializzata nella coltivazione di insalata, patate e altri ortaggi.

Come aveva sostenuto nel capo di imputazione il pubblico ministero Giuseppe Bontempo titolare del fascicolo, «per ottenere un contributo della Comunità Europea i due imputati avevano presentato una denuncia di contratto verbale che risaliva al 2011» e poi anche una inesistente convenzione tra l'azienda di cui erano amministratori e una donna in merito alla locazione di una unità immobiliare in aperta campagna. Il raggiro - secondo l'accusa - aveva fruttato 38mila euro di contributi per l'anno 2012. E i fondi erano stati rilasciati tramite dei bonifici dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura. La circostanza che aveva indotto gli inquirenti ad approfondire tutto l'iter che aveva portato all'erogazione dei fondi, era relativa alla conduzione in affitto proprio di quei terreni che sono finiti al centro dell'inchiesta. La stessa modalità per accedere ai contributi era stata riproposta anche per gli anni successivi: nel 2013 i due imputati hanno ottenuto un contributo sempre grazie ai fondi dell'Unione Europea pari a 38mila fino a raggiungere poi la cifra totale di oltre 120mila.
I fatti contestati sono avvenuti tra il 2012 il 2013 e il 2014 e tra gli elementi che erano stati raccolti dalla pubblica accusa, oltre alla denuncia querela della donna anche altri spunti investigativi tra cui una informativa della polizia giudiziaria.
Sul fronte della truffa ai danni dell'Agea è emerso un altro punto ritenuto importante nel processo e cioè che i due uomini hanno indotto in errore - attraverso le denunce di inesistenti contratti verbali stipulati in diverse periodi, presentate a corredo della domanda unica di pagamento - i pubblici ufficiali dell'Agenzia delle Entrate.

Dopo che la Procura aveva chiuso l'inchiesta e il pm nel 2014 aveva chiesto il rinvio a giudizio, il processo adesso è alle battute finali e nelle ultime udienze è entrato definitivamente nel vivo con la deposizione di diversi testimoni.
I due imputati sono difesi dagli avvocati Sandro Marcheselli e Giuseppe Fevola. Il processo che è alle battute finali riprenderà il prossimo 7 aprile quando è prevista la chiusura del dibattimento e a seguire la discussione con gli interventi della pubblica accusa, la requisitoria e le arringhe delle difese. Su alcuni capi c'è la prescrizione per altri episodi invece no. La sentenza tra meno di un mese.