Come rivelato dall'indagine dei Carabinieri, la gestione parallela del cimitero di Sezze ruotava attorno a una serie di sistemi ben collaudati, messi a punto per aggirare i regolamenti comunali e conferire una parvenza di legittimità. Ma chi accettava di scendere a compromessi con il custode Fausto Castaldi, era ben consapevole delle sue condotte illecite: se da un lato cittadini e imprenditori del settore si erano arresi al potere che il "padrone" del camposanto si era cucito addosso, al tempo stesso il suo modo di fare era tollerato perché in qualche modo assecondava gli interessi di tutti. A discapito del Comune, quindi della collettività, con l'estromissione della società controllata SPL addetta ai servizi di sepoltura.
Prima di tutto Fausto Castaldi è riuscito a dettare legge imponendosi con arroganza, facendo spesso ricorso ad atteggiamenti sopra le righe, come si evince nel corso di tutta l'indagine, soprattutto dalle intercettazioni ambientali e telefoniche. Di come il custode riuscisse a soggiogare tutti, a partire dalle imprese che avvantaggiava, emerge in maniera chiara da una conversazione captata dagli investigatori a uno dei titolari delle agenzie funebri organiche al sistema illecito, vale a dire Gianni Cerilli che si sfoga così mentre parla con un suo conoscente, tale Giovanni: «Purtroppo Giovà ... là Giovà chi comanda è lui lì dentro, hai capito? Se ci andiamo a mettere noi contro di lui non... non... è un macello per noi agenzie». E infatti lui, come gli altri, erano costretti a riconoscergli una quota dei ricavi.
Dopo tutto era Fausto Castaldi, potendo contare sulla compiacenza del dirigente comunale Maurizio Panfilio che intascava la propria parte delle mazzette, a decidere qualsiasi cosa all'interno del cimitero. A partire dai lavori per la realizzazione dei nuovi loculi, aggirando qualsiasi tipo di iter necessario per l'individuazione dell'area, per la scelta di una delle imprese inserite negli elenchi speciali del Comune e per l'affidamento dei lavori: prima iniziavano i cantieri, poi c'era tutto il tempo necessario per le formalità burocratiche. Una manovra illecita impossibile da ricostruire a posteriori in assenza di un'indagine come quella che ha portato agli undici arresti di mercoledì.
Stando alla ricostruzione degli inquirenti, emerge quindi in maniera chiara come il custode stringesse accordi con gli imprenditori e dettasse i tempi dei lavori per alimentare i propri affari, che non potevano subire stop inattesi. È il caso ad esempio del patto che stringe con Andrea Redi per la realizzazione di ottanta nuovi loculi dopo averne appena terminati ventuno, previa pagamento di una tangente pari al 10% dei costi di edificazione che il Comune di Sezze riconoscerà all'imprenditore. Dal canto suo Redi preme per ottenere il pagamento di una prima trance e Castaldi arriva al punto di contattare il funzionario comunale addetto ai servizi finanziari per sollecitare le pratiche. La spesa prevista è di 40.000 euro e non esitano a escogitare una suddivisione dell'intervento per aggirare l'obbligo della gara d'appalto.
Nel frattempo i preparativi per il cantiere fervono e il custode ricorre al figlio Antonio per accelerare i lavori: è quest'ultimo a realizzare il basamento di cemento sul quale saranno poi edificati i loculi, realizzando l'opera prima ancora di ottenere un formale mandato dal Comune. Questo grazie alla compiacenza del dirigente Panfilio che, come rivela una conversazione intercettata con Castaldi padre, detta la linea da seguire: «allora digli a tuo figlio che me prepara un preventivo de... de seimila euro più iva... domani mattina me lo dai, io lunedì a mezzogiorno te lo approvo... domani facci fare la base intanto a tuo figlio... vedi quanto spende e dopo mi fa il preventivo, no?».
Per quanto riguardano invece i lavori effettuati dai marmisti Fanella, non manca l'occasione che sia Castaldi a gestire direttamente i loro ricavi attraverso i soldi che riceve dai cittadini che pagano per ottenere un loculo, detraendo direttamente la propria quota parte di mazzetta. In un caso, intercettato dai Carabinieri, Fausto Castaldi cerca di scontare trecento euro dai 6.300 che deve al marmista, consegnandogli ossari di zinco e caratteri per le lapidi a parziale pagamento. Mentre le agenzie funebri, che ricevevano i soldi dai cittadini, erano costrette poi a consegnare i soldi al custode, a volte esponendosi anche alle sue ire se i debiti lievitavano.