Condanna a cinque mesi e 400 euro di multa e al risarcimento del danno in separata sede per una donna di Latina accusata di appropriazione indebita. Da una appartamento già ammobiliato e che aveva preso in affitto insieme al fidanzato, aveva portato via una volta che aveva lasciato l'abitazione, una cristalleria, un televisore, armadi e altre suppellettili per un valore di oltre 20mila euro. E' questo il reato contestato dagli inquirenti.
Era stata una vicina di casa a notare qualcosa di strano e un certo via vai di furgoni a poca distanza dall'abitazione. Ha pensato a tutto, poi ha capito. Era in corso un vero e proprio trasloco che ha portato una 36enne sul banco degli imputati con l'accusa di appropriazione indebita. Non solo tv e cristalleria ma la lista era composta anche da due divani, tavoli, sedie ma anche un letto e poi armadi che appartenevano al proprietario che aveva dato in locazione l'immobile.
Una volta che il contratto era scaduto, secondo quanto contestato dall'accusa, i mobili e altri oggetti erano stati portati via ed è a quel punto che si era aperto un procedimento penale a seguito di una denuncia presentata dalla parte offesa che si era rivolta ai carabinieri. I fatti contestati erano avvenuti nel 2015 e tutta la vicenda ha ruotato attorno ad un appartamento nel centro di Latina, a poca distanza da piazza del Popolo.
La coppia ha pagato regolarmente la somma di 500 euro alla proprietaria fino a quando non è scaduto il contratto tra le parti, c'è stata qualche frizione fino a quando alcuni mobili non sono «spariti», ha sostenuto la parte offesa che si è costituita parte civile ed è rappresentata dall'avvocato Amelia Vitiello.
In Procura era stato aperto un fascicolo da parte del pubblico ministero Cristina Pigozzo che aveva disposto la citazione diretta a giudizio per l'imputata.
Ieri in aula si è concluso l'ultimo atto del processo davanti al giudice monocratico Laura Morselli, è stato dichiarato chiuso il dibattimento e le parti hanno concluso: dopo che la pubblica accusa ha chiesto la condanna a sei mesi di reclusione, la difesa ha chiesto invece l'assoluzione e in sub ordine il minimo della pena. Al termine della camera di consiglio, durata oltre tre ore, il giudice ieri pomeriggio ha letto il dispositivo.