E' molto probabile, stando a quello che si legge nella richiesta di applicazione delle misure cautelari da parte del pm e nell'ordinanza del giudice, che la stragrande maggioranza dei cittadini di Sezze fosse al corrente dei maneggi e dei traffici di «'ngrilletta», il custode del cimitero del paese, intanto perché le voci corrono, poi perché siamo sempre tutti pronti a vantarci quando ci capita di riuscire a risolvere un problema, specie se attraverso una scorciatoia, e infine perché siamo sempre prodighi di buoni consigli quando c'è da suggerire a un parente, a un amico o un conoscente quale strada intraprendere per venire a capo di un problema, specie se è già capitato a noi.
Ma le chiacchiere da bar, in questo caso facilitate dall'arrogante esibizionismo di un custode cimiteriale che non esita ad attraversare il paese in lungo e in largo al volante di un Hummer che soltanto una persona facoltosa può permettersi il lusso di possedere, possono anche lasciare il tempo che trovano e restare confinate nel cono d'ombra dove si annidano il sospetto, la maldicenza e il dubbio.
Non può essere così anche nei corridoi del Comune, l'ente del quale Fausto Castaldi era dipendente e all'interno del quale aveva peraltro trovato la giusta e necessaria complicità di un dirigente: nella casa dei cittadini non sono ammessi coni d'ombra dove possano trovare riparo condotte illecite e corruzione diffusa.
Ma stavolta, purtroppo, è assai verosimile che anche in Comune sapessero dei traffici illeciti e spregevoli del custode, che non esitava a far sparire i resti di un defunto per fare posto a una salma intrusa ma redditizia; e a riprova di questo c'è la posizione del vicesindaco di Sezze che le indagini dei carabinieri sorprendono ad «acquistare» dal custode del cimitero sei sepolture per la propria famiglia al prezzo di duecento euro l'una anziché quattromila euro ciascuna. Una circostanza che da un lato dimostra che tipo di pressione era in grado di esercitare l'intraprendente custode sull'amministrazione comunale, e dall'altro fino a che punto quella stessa amministrazione fosse prona alla dittatura di un dipendente disonesto, arrogante e violento.
A qualcuno potrebbe venire in mente che un vicesindaco e un dirigente corrotti non fanno un'amministrazione intera, e dunque che puntare il dito contro il Comune sia un pò come sparare nel mucchio, ma stavolta è difficile venirne fuori.
Un sindaco, specie in un paese, è proverbialmente il depositario di tutte o quasi le informazioni che circolano all'interno della comunità che governa, e da questo privilegio deriva essenzialmente il potere, non soltanto politico, che un primo cittadino è in grado di esercitare. Un sindaco che non disponga di questa naturale e quasi automatica capacità di ottenere informazioni, probabilmente non è una persona in grado di rivestire il ruolo che i cittadini gli hanno affidato.
Ma soprattutto, un sindaco che non sia informato di avere in Comune un dipendente e un dirigente corrotti e un vicesindaco pronto a beneficiare delle condotte illecite di una simile coppia di lestofanti, è un sindaco che dovrebbe alzare le mani e farsi da parte.
Tanto più dovrebbe farlo quanto più è distante dalle condotte abominevoli di chi ha avuto la sfrontatezza di lucrare sulle sepolture, perché quello che viene fuori a tutto tondo da questa vicenda è il fatto che nessuno si sia scandalizzato per quanto accadeva, per quanto si diceva e per quello che si vedeva.
E di fronte a una comunità che ha smarrito la capacità di scandalizzarsi è meglio azzerare i conti e la partita, e provare a ripartire da lì per ricostruire quello che è andato perduto.
Continuare senza fratture significherebbe consacrare alla normalità quella incapacità di provare scandalo.