Non doversi procedere per intervenuta prescrizione. E' calato il sipario ieri in Tribunale sul fallimento della società Life Hospital spa, riconducibile all'imprenditore Antonio Sciarretta. Oltre a lui sul banco degli imputati c'era Bruno Eugenio Stura.
I fatti contestati sono avvenuti a Latina il 22 maggio del 2008. Come aveva sostenuto la Procura nel capo di imputazione, Sciarretta in qualità di amministratore unico della società Life Hospital spa, dichiarata fallita dal Tribunale di Latina con una sentenza: «in concorso con il socio, consigliere della stessa società per procurare un ingiusto profitto e recare pregiudizio ai creditori, ha distratto o dissipato o comunque occultato - secondo quanto sostenuto dagli inquirenti - le scritture contabili e i documenti di cui era obbligatoria la conservazione; da non rendere in questo modo possibile - aveva spiegato il pm - la ricostruzione dei redditi e del volume degli affari oltre ai beni che facevano parte del patrimonio sociale tra cui anche due auto: due Bmw».

Ieri in aula si è svolto, davanti al pubblico ministero Daria Monsurrò e al collegio penale presieduto dal giudice Gian Luca Soana, l'ultimo atto. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Antonio Lungo e Lucio Teson mentre la parte civile che rappresentava la curatela era rappresentata dall'avvocato Daniela Fiore. Il settore in cui operava la Life che aveva iniziato la sua attività nel 2001, riguardava in particolare il segmento sanitario e quello legato alla gestione di case di cura e ambulatori; tranne una struttura in provincia di Caserta, la maggior parte delle cliniche erano a Roma e dalla consulenza disposta dalla Procura. era emerso che la Life aveva interessi anche in altre società operanti sempre nel settore sanitario attraverso partecipazioni al capitale di una srl, titolare di una casa di cura di un centro di medicina iperbarica in provincia di Varese.
Il consulente del pm aveva sostenuto che il deficit patrimoniale di 67 milioni di euro non era in linea e conciliabile con il valore attivo del patrimonio per circa 32 milioni di euro dichiarato nella situazione patrimoniale consegnata dall'amministratore al curatore del fallimento. Era stato il giudice del Tribunale Mario La Rosa a disporre il rinvio giudizio nel febbraio del 2019.

L'imprenditore di Giulianello che è stato impegnato su più fronti, da quello editoriale a quello politico agli inizi degli anni 2000, fino a quello sportivo, quando è stato presidente del vecchio Latina Calcio, attualmente si trova agli arresti domiciliari per un cumulo di sentenze pregresse relative a reati fiscali e tributari passati in giudicato commessi a Varese e Roma. Proprio per la condanna sul fallimento della As Latina calcio che risale allo scorso gennaio, una volta che il Tribunale presenterà le motivazioni della sentenza, la difesa presenterà ricorso in Corte d'Appello.