Il Governo ha iniziato a discutere del nuovo Dpcm che sarà adottato tra lunedì e mercoledì, per entrare in vigore dopo Pasqua. Ed è stato subito scontro. Il fronte più rigorista vorrebbe un'Italia in arancione e rosso fino al 2 maggio in virtù di un numero dei contagi ancora troppo alto, senza contare le vittime e la pressione sugli ospedali che resta molto forte.
Ecco perché allo scadere dell'attuale decreto, il 6 aprile, il Paese potrebbe ancora ritrovarsi diviso tra zone arancioni e zone rosse. Nonostante le pressioni dei ministri di centrodestra per un allentamento dei divieti, il Governo pare orientato a confermare l'attuale schema in vigore. La decisione verrà presa nei prossimi giorni, quando il premier Mario Draghi convocherà la cabina di regia. Gli esperti del Cts però sono contrari al ritorno delle regioni in fascia gialla. Difficile quindi che ci sia un cambio di rotta prima degli inizi di maggio, con l'unica eccezione per le scuole: è probabile che tornino in classe gli studenti di asili, elementari e prima media anche in zona rossa, didattica a distanza invece per le superiori. A pagare saranno ancora i pubblici esercizi che senza zona gialla dovranno ancora restare chiusi a pranzo limitandosi all'asporto.
Intanto il Tar del Lazio ha sospeso l'efficacia del Dpcm del 2 marzo con cui il Governo ha disposto la didattica a distanza in tutte le scuole delle Regioni in «zona rossa». I giudici hanno così accolto la domanda cautelare presentata da un gruppo di studenti e genitori di alunni minorenni di tutta Italia, rinviando la discussione di merito all'udienza del 14 luglio. Ma cosa prevede il Dpcm del 2 marzo?
Per le zone rosse ha disposto la sospensione dell'attività in presenza delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell'infanzia ed elementari.
Il Tar del Lazio ha stabilito che la Presidenza del Consiglio entro il 2 aprile riesamini le misure. La decisione è stata adottata con due ordinanze. Ma il decreto per adesso resta in vigore.