Il giro di affari era enorme. Quando nella casa dello spaccio di via Vanzina, una delle indagate si accorge che sono rimasti "solo" 50 grammi di cocaina da vendere, sa già che le toccherà effettuare un nuovo viaggio di approvvigionamento. Ed è proprio questo andirivieni da via Etna a via Vanzina - un immobile a poche centinaia di metri dalle scuole superiori della città, il che ha allarmato non poco gli inquirenti - che permette agli investigatori dell'Arma di ricostruire i canali della droga, in particolare della cocaina. La droga veniva portata a chili. Si riesce anche a risalire ad altre due abitazioni dove, prima di arrivare nel così detto magazzino di via Etna, a Campo di Carne (dove peraltro veniva anche cucinata per creare il crack), veniva reperita.

E a capo di tutto per gli investigatori c'erano Stefano Licari - che risulta peraltro incensurato - e Riccardo Mortella. Sono loro a impartire gli ordini, a gestire la manovalanza e i turni di spaccio. Accanto a loro le altre figure apicali come Daniele Jalal Mariconte: a lui spettava la gestione della contabilità, e per gli inquirenti anche il ruolo di «cerniera tra gli organizzatori e gli addetti alla vendita». A dare una mano a questo vertice anche il Maddaloni braccio destro dei due capi, a cui spettava dare le direttive ai corrieri e il noleggio delle auto in uso ai membri del gruppo. Roberta Malizia e Claudio Mortella (genitori di Riccardo Mortella) sono individuati come custodi e preparatori della droga in via Etna. Emanuela Ventimiglia partecipa alla cottura della cocaina, ma soprattutto ha il ruolo di corriere tra le due abitazioni per l'approvvigionamento della droga come La Femina e Negrea.


Cuni, Marcellino, Olzai, Mariconte e Mozzetti sono invece i delegati alla vendita in quell'appartamento alle porte di Aprilia. Un vero e proprio vincolo associativo che permetteva di garantire un'organizzazione piuttosto efficiente. Il rifornimento della droga non si interrompeva mai, e nei due anni di indagine, si sono individuate decine e decine di utenze telefoniche usate dagli spacciatori. Telefoni su cui arrivavano migliaia e di telefonate e squilli spesso intestati a immigrati sconosciuti e, molte di queste utenze si è scoperto sono nel tempo state attivate tutte presso un solo punto vendita di telefonia di Anzio. Risultano utenze su cui arrivano 5mila contatti, altre usate solo per poche ore, ma anche utenze su cui si contano 27mila contatti. Utenze usa e getta che vengono cambiate ogni qualvolta si verificano intoppi o arresti. Gli inquirenti sottolineano proprio questa capacità di adattarsi e affrontare gli imprevisti in modo tale da non interrompere il flusso di droga e soprattutto di soldi che rafforzano la necessità di una misura cautelare.