Un ritorno al passato che non riescono a mandare giù. Che non possono digerire. A maggior ragione perché tutti sapevano, con largo anticipo, che si sarebbe arrivati a questa situazione. Nessuno, infatti, è stato preso alla sprovvista dalla terza ondata dell'emergenza sanitaria causata dal Sars-Cov-2, ma questo conta poco quando alle previsioni, soprattutto se "catastrofiche", non si dà seguito con i fatti. Ed è per questo che adesso gli operatori sanitari dell'ospedale Santa Maria Goretti di Latina, a partire dagli infermieri dei reparti dedicati Covid e del Pronto soccorso, non possono più tenersi dentro un malumore covato da mesi a causa del personale ridotto all'osso. «Bisognava prevenire questa situazione - esplodono alcuni degli infermieri con più esperienza sul campo -. Dopo un anno di pandemia non è accettabile ritrovarsi con i problemi della prima ondata. Perché se è vero che all'inizio il Covid ha spiazzato un po' tutti, compresa la nostra direzione ospedaliera, è altrettanto vero che adesso, a un anno dall'inizio della pandemia, non ci possono essere scusanti davanti a reparti in difficoltà per la carenza di personale. Tutti sapevano che sarebbe finita così. Eppure non si è riusciti ad organizzare le cose per reggere l'urto di questa terza ondata».
A pesare oltremodo sul quadro attuale c'è il ricordo di quello che si era riusciti ad ottenere, a prezzo di alti sacrifici come quello dell'autoisolamento dalle rispettive famiglie per garantirne la sicurezza, tra la prima e la seconda ondata dell'emergenza, quando i nostri operatori erano diventati, di fatto, un esempio a livello nazionale proprio per la gestione dei reparti Covid. La Asl pontina, si ricorderà, fece in modo di alleggerire la pressione sulla struttura di via Canova limitando i ricoveri ai casi gravi e controllando tutti gli altri positivi da remoto grazie alla telemedicina. In ospedale si istituì anche una task-force operativa per organizzare il lavoro e formare i nuovi arrivati.
«Eravamo un esempio nel periodo in cui l'ospedale venne scelto dalla Regione tra i nove hub territoriali - sottolineano gli infermieri del Goretti - poi, però, si sono registrati solo passi indietro. Non diciamo che non fosse giusto riaprire gli altri reparti che erano stati sacrificati per la pandemia, ma di certo non pensavamo di ritrovarci di nuovo in grande affanno. Costretti, come avviene per esempio in Rianimazione, a coprire con 6 unità (sulla carta 8 complessive) turni in cui ne servirebbero almeno 12 per ottimizzazione lo sforzo delle risorse umane. Qui, invece, c'è gente che non ha mai staccato, chi ha goduto di tre giorni di ferie in un anno e chi se le è viste direttamente annullate. E questo si sta ripetendo anche in queste ore. Ma così non è vita».