Il Comune di Latina entrerà nel processo penale relativo ai contestati abusi della galleria Sport 85 di via Piave. «L'illecito mutamento dei luoghi» è la motivazione con cui è stato chiesto all'avvocato Cinzia Mentullo di essere parte civile nel procedimento per gli abusi contestati a vario titolo all'amministratore della società, insieme al direttore dei lavori e in concorso con i due dirigenti del Comune di Latina, che hanno seguito la pratica edilizia. Tutto ebbe inizio tre anni fa con il sequestro di una parte dell'immobile che costituisce il centro commerciale di via Piave, provvedimento confermato anche in sede di Riesame e per il quale a ottobre scorso è stato deciso il rinvio al dibattimento. L'indagine, seguita dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano, riguarda un'area di 985 metri quadrati.

Dopo il sequestro la difesa aveva impugnato tutto chiedendo di togliere i sigilli. Ma anche in sede di Riesame era stato validato il provvedimento iniziale seguendo le orme del dossier redatto dai carabinieri durante il sopralluogo e nel quale si affermava che era stata trovata «...in aderenza al fabbricato principale una tettoia in ferro di 480 metri quadrati che consentiva il collegamento interno tra i due fabbricati preesistenti aventi destinazione commerciale (legittimata da precedenti concessioni in sanatoria)». Tettoia ampliata sulla base di un permesso rilasciato a settembre del 2014 che ha consentito la realizzazione ex novo di ulteriori due porzioni di tettoia per complessivi 415 metri quadrati «coinvolgendo un'area avente destinazione produttiva». Di fatto le accuse più importanti riguardano proprio i tecnici comunali che hanno consentito, con formale autorizzazione, l'abuso edilizio dell'amministratore della società e del direttore dei lavori.


La «mutazione illecita» di cui parla il Comune è il corridoio che ha unito due parti di stabile precedentemente separate ma contigue tra loro, «un intervento urbanistico consistente in un ampliamento dell'intero complesso commerciale mediante, una tettoia di una copertura a vetri di collegamento tra i due fabbricati, originari e funzionali al citato complesso, con un aumento considerevole della superficie e della volumetria, incompatibili con le destinazioni di Piano Regolatore e con la natura giuridica dell'area così da determinare un illecito mutamento». Il complesso dove sorge il corridoio che unisce i due corpi è stato edificato con una concessione edilizia che risale al 1979 e con una concessione in sanatoria del 1998, mentre con una Dia del 2010 è stata realizzata la tettoia in metallo di 480 metri quadrati per unire i due fabbricati. La storia di questo centro commerciale somiglia, per alcuni aspetti, ad altre vicende di urbanistica legata al commercio possibile anche a causa di una inadeguata e aggiornata programmazione urbanistica.