La condanna è la stessa del processo di primo grado. E' rimasto invariato anche in secondo grado il quadro processuale dell'uomo indiano accusato di tentato omicidio ai Giardinetti. I giudici della seconda sezione della Corte d'Appello di Roma, hanno confermato la condanna del gup di Latina di otto anni di reclusione nei confronti di Singh Parveer, accusato di aver massacrato di botte e ridotto in fin di vita un connazionale al Parco Comunale Falcone e Borsellino di Latina nel marzo del 2016. Erano stati gli agenti della Squadra Volante a risalire all'autore del brutale pestaggio che era stato individuato subito dopo i fatti e arrestato in flagranza di reato. A quanto pare il motivo della lite era da ricercare in una discussione sempre più animata che è sfociata nel sangue a seguito di un tentativo di rapina di un cellulare.

A Roma, dopo che il legale dell'imputato, l'avvocato Marco Reale aveva presentato ricorso in Corte di Cassazione lo scorso febbraio, i giudici avevano disposto l'invio degli atti ad una diversa sezione della Corte d'Appello e l'altro giorno i magistrati hanno accolto l'impianto accusatorio, confermando in pieno la condanna del Tribunale di Latina. L'imputato infatti aveva scelto di essere processato con il rito abbreviato, godendo in questo modo della riduzione di un terzo della pena. Nel corso della sua requisitoria - in base agli elementi che erano stati raccolti in fase di indagini preliminari - la pubblica accusa, rappresentata all'epoca dei fatti dal pubblico ministero Cristina Pigozzo, aveva chiesto la condanna a 14 anni di reclusione, poi dopo la camera di consiglio il giudice aveva emesso la sentenza di otto anni. Una volta che erano state depositate le motivazioni, era stato presentato ricorso in Corte d'Appello che aveva confermato la condanna, poi il colpo di scena lo scorso 13 febbraio quando i magistrati della Suprema Corte avevano accolto il ricorso della difesa inviando gli atti ad un'altra sezione della Corte d'Appello che adesso si è pronunciata. I fatti contestati erano avvenuti nella tarda mattinata del 25 marzo del 2016 quando l'imputato era all'interno dell'area verde e in preda anche ai fumi dell'alcol ha aggredito la parte offesa: prima i calci, poi i pugni e infine i colpi sferrati con un bastone. La vittima dell'aggressione aveva riportato profonde ferite alla testa ed era stata ricoverata in ospedale per quattro mesi.

All'inizio il quadro clinico era molto serio e l'uomo è stato in coma per diverso tempo. L'episodio era avvenuto in prossimità di via Nazario Sauro sul lato del Parco Falcone e Borsellino che si affaccia verso la circonvallazione. La polizia era riuscita a catturare subito il presunto responsabile che era finito in carcere. In quella circostanza, una manciata di minuti subito dopo i fatti, si erano rivelate preziose anche le indicazioni fornite da un testimone oltre alla conoscenza del territorio da parte degli agenti. Lo scorso febbraio proprio quando i giudici della Cassazione hanno annullato la prima sentenza della Corte d'Appello, l'uomo è tornato in libertà a distanza di quasi cinque anni dai fatti contestati.