La Procura per i Minori di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per tre giovani di Latina che adesso hanno tra i 20 e 21 anni, accusati di un feroce pestaggio per gelosia avvenuto nel maggio del 2017 in pieno centro a Latina, in viale Mazzini, a poca distanza dal Liceo Classico e da via Gioberti. I reati ipotizzati per tutti sono lesioni aggravate, per un imputato viene contestato anche lo stalking.

«Io sono più infame di te e di tutti i tuoi amici, te la faccio pagare, ti ammazzo con una pistola, ti vengo a prendere e ti faccio i peggio sfregi». E' questa l'inquietante minaccia rivolta all'indirizzo di un coetaneo al culmine di una violenta aggressione. A innescare la miccia sarebbe stato un movente legato alla gelosia di natura sentimentale: un pestaggio per una ragazza.
In base alle indagini condotte dagli agenti della Squadra Mobile di Latina nel corso di una inchiesta coordinata dal pm Emilia De Bellis, un minore che aveva all'epoca quasi 18 anni, aveva aggredito per futili motivi con calci e pugni al viso, la parte offesa. Dopo le botte erano iniziate le minacce. «Ti sventro, ti ammazzo» e l'aggressione si era conclusa per l'arrivo di un amico della parte offesa che a sua volta veniva colpito da un gruppo composto da cinque persone, di cui due non identificate.

Era stato un inferno. Una volta accerchiato e colpito, anche a terra il ragazzo diventava un facile bersaglio: calci e pugni al viso con contusioni e una prognosi di 30 giorni e il rischio di perdere un occhio.
Gli elementi che erano stati raccolti dagli investigatori avevano portato a ricostruire quello che era avvenuto: si era trattato di una forma estrema di bullismo.

La furia del gruppo si era fermata soltanto per l'arrivo di una passante che aveva evitato il peggio e che per il suo intervento era stata minacciata dalla gang: quando erano piombati gli agenti della Squadra Volante avevano trovato la vittima dell'aggressione a terra con fortissimi dolori addominali.

Al centro della vicenda il rifiuto di una ragazza di cedere alle avances di uno degli imputati che non accettava che l'adolescente preferisse invece il suo rivale in amore e aveva deciso di intraprendere una relazione sentimentale con un altro coetaneo. Una scelta che era stata interpretata come un affronto.
Anche la teenager era stata colpita con due schiaffi e nei giorni successivi aveva ricevuto sul suo telefono delle minacce da parte di uno degli imputati. Agli atti dell'inchiesta restano le parole di una delle vittime che quando ha denunciato il fatto in Questura ha parlato di «branco. Ecco un frammento della sua testimonianza. «Durante l'aggressione ho perso i sensi - ha raccontato - ho ricevuto calci, pugni, schiaffi e quando mi sono risvegliato ho sentito le urla di una signora che intimava al "branco" di lasciarmi stare». Tra i ragazzi che hanno partecipato all'aggressione alcuni hanno minacciato una delle parti offese dicendo che avevano un parente nel clan dei Di Silvio. Adesso una volta che è stata chiusa l'inchiesta il pm ha chiesto il rinvio a giudizio: il 30 settembre l'udienza a Roma.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Sandro Marcheselli e Daria Bonifazi. Era stata la polizia a fare luce sulla vicenda anche sulla scorta di alcune testimonianze che si erano rivelate importanti.