Annullata anche per Antonio Antinozzi l'accusa di associazione finalizzata al narcotraffico. Lo ha deciso l'undicesima sezione del Tribunale del Riesame di Roma, su richiesta presentata dall'avvocato Fabiola Pragliola. Per i giudici capitolini, comunque, continua a sussistere l'associazione a delinquere di stampo mafioso, in cui era stato assorbito il primo delitto. E' il quinto indagato nell'operazione Anni 2000 che ha ottenuto questo annullamento, dopo Marika Messore, Vincenzo De Martino, Antonio Reale e Decoroso Antinozzi.

Per l'avvocato Pragliola la decisione del Riesame assume rilevante importanza, in quanto la pena prevista per l'associazione finalizzata al narcotraffico prevede una pena base di venti anni, rispetto al delitto di associazione mafiosa che ha una base di dieci anni. Con questa decisione il Tribunale del Riesame ha condiviso l'argomentazione difensiva, circa l'assenza degli elementi necessari, sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo, alla identificazione di un'associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Intanto lo stesso avvocato Fabiola Pragliola ha presentato una richiesta al Gip di Roma che conduce l'inchiesta, riguardante la sostituzione della misura cautelare in carcere. Attualmente Antinozzi si trova presso la casa circondariale di Cagliari, dove è stato trasferito dal carcere di Regina Coeli. Le sue condizioni fisiche, secondo l'avvocato difensore, sarebbero incompatibili con il regime carcerario e quindi è stata richiesta una misura meno afflittiva.

Tra l'altro, per avvalorare questa richiesta, il legale ha chiesto al magistrato la nomina di un consulente tecnico, che possa così confermare il precario stato di salute di Antinozzi e che quindi non è compatibile con il regime carcerario. Nella corposa ordinanza del Gip di Roma, Antonio Antinozzi è indicato come colui che promuoveva, costituiva e dirigeva un'associazione di tipo mafioso nei Comuni di Santi Cosma e Damiano, Castelforte e centri limitrofi. Le accuse nei suoi confronti riguardano il traffico di sostanza stupefacente (cocaina e hashish) nelle zone succitate, ma anche di estorsione aggravata, incendio, danneggiamento e minaccia, utili alla imposizione del pagamento di somme di denaro a commercianti e imprenditori titolari di ditte che eseguivano opere e lavori nei Comuni di Santi Cosma e Damiano, Castelforte, Minturno e limitrofi. Riguardo queste ultime accuse il Gip capitolino accusa Antinozzi di pianificare le condotte estorsive di commissionare gli atti intimidatori ed incendiari ai danni delle vittime, prima di avanzare loro, tramite altri affiliati, ovvero persone contigue all'associazione, le richieste estorsive.