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Giudiziaria

Caso Globo, c'è l'ombra della prescrizione

Udienza del processo per le violazioni urbanistiche, affidato l'incarico al perito per le intercettazioni telefoniche

Caso Globo, c'è l'ombra della prescrizione

C'è l'ombra della prescrizione su alcuni reati del procedimento per l'area ex Seranflex a Latina. Ieri mattina è iniziato il processo con la prima udienza davanti al giudice monocratico del Tribunale Francesco Valentini e il Comune di Latina - rappresentato dall'avvocato Cinzia Mentullo - si è costituito parte civile. In aula erano presenti anche alcuni imputati che devono rispondere oltre che di violazioni di natura edilizia, anche di falso e sono state ammesse le prove con la lista dei testimoni del pubblico ministero Giuseppe Miliano titolare del fascicolo e delle difese; il processo è stato incardinato e in aula si torna tra meno di un mese il prossimo 5 maggio, quando sarà conferito l'incarico al perito per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche che fanno parte del faldone.

Sul banco degli imputati ci sono: il direttore dei lavori Piero Piattella, il funzionario del Comune Giovanni Passariello, l'architetto Luca Baldini, all'epoca tecnico del Comune di Latina e istruttore della pratica del condono edilizio, Nicola Di Nicola, amministratore unico della Cosmo, l'architetto Fiorella Abbenda, Patrizia Marchetto, tecnico comunale e istruttore delle pratiche relative al rilascio dei permessi a costruire, Stefano Gargano funzionario comunale, l'architetto Ventura Monti che all'epoca dei fatti era dirigente dell'Ufficio tecnico comunale, Luigi Paolelli funzionario firmatario di uno dei permessi a costruire e l'imprenditore Roberto Bianconi, acquirente del sito. C'è da sottolineare che sul fronte dei reati di natura edilizia all'orizzonte c'è la prescrizione, per l'accusa di falso invece nei confronti di Monti e della Marchetto no. In base a quanto ipotizzato dagli investigatori del Nipaf della Forestale, che all'epoca dei fatti avevano condotto le indagini, gli imputati hanno partecipato a trasformare un'area agricola e artigianale in uno spazio commerciale comprensivo di parcheggio; agli atti dell'inchiesta era finito il certificato di destinazione d'uso del 2014, ultimo passaggio di natura urbanistica di un iter che risale al 2003 con il primo permesso a costruire; un successivo atto di certificazione di legittimità del permesso risaliva invece al 2008 e un'altra autorizzazione era stata rilasciata nel 2009, senza dimenticare un ulteriore permesso in variante nel 2013.
Nel corso delle indagini preliminari i giudici del Tribunale del Riesame avevano lasciato i sigilli all'area che si trova sulla Pontina, ritenendo sussistente il fumus di illegittimità sulle concessioni, come aveva sostenuto la perizia dei consulenti tecnici d'ufficio della Procura.

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