Ha parlato per 30 minuti ed era molto provato da tutta la vicenda. Ha ammesso i fatti Nicolino De Monaco, 55 anni di Latina, finito agli arresti domiciliari nell'inchiesta del Nucleo Investigativo per corruzione, concussione e falso. Ha confessato offrendo la propria collaborazione in merito alle accuse. Il geometra del Comune, sospeso sei mesi fa, è difeso dagli avvocati Giancarlo Vitelli e Alessia Righi e ha risposto alle domande nel corso dell'interrogatorio davanti al giudice Mario La Rosa; i suoi legali hanno chiesto la derubricazione del reato in truffa per un motivo: i certificati rilasciati infatti erano falsi. Il dipendente comunale fingeva di istruire le pratiche per rilasciare l'autorizzazione per le fosse biologiche ma come è emerso dalle indagini, alla fine agli utenti ha rilasciato documentazione contraffatta. Durante l'audizione ha ammesso che si è preso i soldi e che le carte che ha rilasciato erano false.

Secondo le indagini produceva le pratiche finte utilizzando anche dei timbri del Comune dismessi e con alcuni numeri di protocollo inventati. E' emerso inoltre che De Monaco era stato iscritto sul registro degli indagati in una inchiesta del pubblico ministero Valerio De Luca per il reato di truffa e che risale all'anno scorso. Al termine dell'audizione i legali hanno chiesto per il proprio assistito la revoca della misura restrittiva e il giudice è in riserva. La difesa ha già presentato ricorso al Riesame avverso il provvedimento. Ieri mattina si sono svolti anche gli altri interrogatori.

Christian Pietrosanti, ex praticante avvocato, difeso dall'avvocato Padula, ritenuto di aver ceduto dosi di droga in cinque occasioni durante il periodo delle indagini a De Monaco, ha scelto la strada del silenzio e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sono stati interrogati anche gli altri indagati nei cui confronti il giudice ha disposto gli obblighi di firma: si tratta di Pietro Cannone, 78 anni e Maurizio Ciucci di 68 anni, sono difesi dall'avvocato Marcello Montalto e nel corso dell'audizione hanno negato le accuse relative alla presunta corruzione e hanno detto che si sono rivolti a De Monaco perchè gli era stato indicato da una terza persona come tecnico competente per la materia edilizia: hanno respinto gli addebiti. Il via agli accertamenti nel 2019 quando i militari del Reparto operativo - coordinati dal tenente colonnello Michele Meola - hanno iniziato a indagare su un giro di autorizzazioni facili rilasciate per le acque reflue. Sulla scorta di intercettazioni telefoniche e ambientali, gli investigatori del tenente Marcello Zeccolella hanno accertato che De Monaco era riuscito a intascare 11850, una somma di denaro che gli è stata sequestrata quando è avvenuta l'operazione.