Sono sette le persone arrestate questa mattina dai carabinieri del Nas di Latina a conclusione di una complessa indagine denominata Job Tax , coordinata dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza insieme al sostituto procuratore Claudio De Lazzaro della Procura della Repubblica di Latina.
L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento di manodopera extracomunitaria in agricoltura insieme a estorsione e impiego illecito di fitofarmaci non autorizzati nella coltivazione in serra. I  provvedimenti restrittivi emessi dalla gip del Tribunale di Latina sono state eseguiti con il supporto del comando dei carabinieri per la tutela della salute dei comandi provinciali di Latina e Venezia, dall'ispettorato del lavoro di Latina e con l'ausilio del nucleo elicotteri carabinieri di Pratica di Mare.

Nel corso delle indagini, che sono partite da ottobre 2019, i militari del  Nas hanno scoperto un contesto di sfruttamenti di manodopera in agricoltura. Manodopera straniera per lo più di origine  bengalese, pakistana e indiana, estesa su cinque siti produttivi che vanno da San Felice Circeo passando per Sabaudia per arrivare a Terracina. 
Si tratta di  colture di ortaggi destinati al mercato locale e nazionale, illecite non soltanto per via del caporalato, ma anche per i prodotti utilizzati. La cricca si serviva infatti di un agronomo, anche lui finito all'interno dell'indagine, per somministrare fitofarmaci agli ortaggi che poi sarebbero finiti sulle nostre tavole. Tutto è nato dalla denuncia di un bracciante di origine bengalese che ha lamentato le condizioni di sfruttamento e le intimidazioni subite ad opera dei connazionali, i cosiddetti caporali. Sarebbero due, entrambi di origini bengalese, le persone utilizzate dall'organizzazione per il collocamento e la gestione della manodopera straniera.

 I carabinieri del NAS sono così riusciti a interrompere le gravi condotte illecite messe in opera dall'organizzazione criminale che assumeva e  impiegava mano d'opera di cittadini stranieri sottoponendole a condizioni di sfruttamento, costringendo  i dipendenti a sottoscrivere la ricevuta di busta paga che poi risultava falsata, remunerandoli sistematicamente con stipendi inferiori alle ore lavorate in violazione dei contratti collettivi del comparto agricolo. La cricca impiegava anche lavoratori con gravi carenze in materia di sicurezza sul lavoro, omettendo di fornire loro i previsti dispositivi quali abbigliamento e scarpe adatte per i campi, costringendo gli operai a lavoare  in condizioni proibitive,  tutto questo Insieme a una forma di controllo sul risultato del lavoro che prevede  minacce e sanzioni corporali ed economiche, fino alla prospettazione dell'eccezione in caso di fallimento dell'obiettivo di raccolta.
La paga giornaliera era di 6 euro per ogni bracciante, costretti ad ammassarsi sul furgone in numero superiore ai posti omologati. Oltre agli arresti, i carabinieri hanno anche sequestrato beni mobili e immobili per la cifra di oltre 500mila euro, stimata come profitto del reato di intermediazione lecita e sfruttamento del lavoro