Avevano comprato casa e la loro unione è sempre stata discreta, nel rispetto di tutti. Stanno insieme da oltre 15 anni ma questa vicenda ha di fatto bloccato i loro progetti di vita e una parte dei loro sogni ma non il loro legame. Colpa di una situazione che ha stravolto la loro esistenza. Il luogo di lavoro alla fine si è trasformato in un inferno, una tortura quotidiana: oltre all'invidia professionale è subentrata la discriminazione molto forte e marcata per l'orientamento sessuale.
E' la storia di Roberta e Sara, i nomi sono di fantasia, che hanno preso strade giudiziarie diverse. Le due donne chiedono giustizia. Una delle due, impiegata, difesa dall'avvocato Michela Scafetta, ha citato in giudizio il datore di lavoro di una azienda vicino Latina. Mobbing trasversale, dai risvolti subdoli, perfido fino a ferire profondamente e a cambiare il corso della vita. Il caso è finito davanti al giudice della sezione di Lavoro di via Fabio Filzi. La donna ha infatti citato in giudizio l'ex datore di lavoro, per vedersi riconoscere il diritto al risarcimento per danni dall'accusa di mobbing, a causa della propria relazione amorosa con una collega: una manager. E' stata vittima di molestie sul lavoro e le cicatrici ancora restano, sono profonde. E' stata devastata da tutto quello che è successo, come è emerso anche da alcuni certificati da parte della Asl, con un disagio. La cifra richiesta è di quasi un milione di euro e il giudice del Tribunale di Latina dopo l'udienza che si è svolta ieri mattina è in riserva. Le due donne avevano liberamente scelto di non nascondere, nemmeno sul luogo di lavoro, il profondo legame che le univa. Tutto questo ha innescato delle reazioni molto ciniche, gravi ed è così che la giornata lavorativa si è trasformata in un calvario. Prima qualche battuta pesante, poi gli insulti, fino alle minacce e alle umiliazioni continue - ha sostenuto la parte offesa - davanti agli altri colleghi.