Quattro anni di reclusione a fronte dei tre anni e tre mesi richiesti dal pubblico ministero Martina Taglione nel corso della sua requisitoria. E' questa la sentenza emessa dal giudice del Tribunale di Latina Giuseppe Cario nei confronti di Emanuel Poli, 45 anni, commerciante, imputato per l'inchiesta sui roghi dolosi scoppiati a Sermoneta un anno fa quando erano state prese di mira le auto del sindaco Giuseppina Giovannoli e del vice sindaco Maria Marcelli. Erano stati in tutto tre gli episodi contestati che avevano suscitato anche un certo allarme sociale e su cui gli uomini dell'Arma, coordinati dal comandante Antonio Vicidomini, avevano fatto piena luce. Il magistrato - al termine della camera di consiglio - ha riqualificato il reato da danneggiamento a seguito di incendio in incendio doloso.
Poli doveva rispondere anche di violenza a un corpo amministrativo e politico. Alla fine il giudice ha concesso all'imputato che si trovava detenuto in carcere dallo scorso settembre, il beneficio degli arresti domiciliari. Il 45enne, difeso dall'avvocato Dino Lucchetti, ieri è comparso in Tribunale e ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato, un giudizio previsto dal codice che prevede la riduzione di un terzo della pena sulla scorta degli elementi investigativi raccolti in fase di indagini preliminari. In aula dopo che la pubblica accusa ha ricostruito i fatti ripercorrendo le tappe salienti dell'inchiesta nata a seguito di alcuni misteriosi raid incendiari, il magistrato inquirente ha formulato le sue richieste di condanna. La difesa ha cercato di smontare le accuse chiedendo l'assoluzione, poi nel primo pomeriggio dopo la camera di consiglio, il giudice ha letto il dispositivo. Il sindaco e il Comune si sono costituiti parte civile nel processo e sono rappresentati dagli avvocati Alessandro Mariani e Massimiliano Loi, il giudice ha condannato l'imputato al risarcimento del danno da liquidarsi in separata sede.
La posizione processuale di Poli è diversa rispetto a quella degli altri imputati, tra cui l'ex presidente della Pro Loco di Sermoneta Giuseppe Gentile, a cui nei giorni scorsi il magistrato ha respinto la richiesta di abbreviato condizionato ad una perizia di una intercettazione ambientale che secondo il legale di Gentile, l'avvocato Luca Giudetti, era stata male interpretata. Agli atti dell'inchiesta sono finite alcune immagini delle telecamere che si trovano a Sermoneta che hanno permesso insieme ad altri riscontri di raccogliere elementi utili per risalire ai presunti responsabili.