Secondo quanto emerge dalla ricostruzione di investigatori e inquirenti, a tradire i metodi estorsivi dei giovani venditori di auto e dei loro spalleggiatori è stata la presa di posizione sul mancato pagamento al cliente che aveva venduto loro un'auto, anche quando era ormai chiaro che la vittima li avesse denunciati alla Polizia. Nella raccolta degli indizi utili, un ruolo determinante lo gioca Alessandro Agresti, colui che aveva fatto da intermediario nella compra vendita di quella vettura e non viene ritenuto responsabile della ritorsione, ma è stato comunque arrestato per la fittizia intestazione delle ricchezze che, ritengono gli inquirenti, ha accumulato illecitamente: intercettato durante una telefonata con un altro degli indagati, ricostruisce i fatti confermando di fatto la denuncia della vittima.

La chiamata che inchioda tutti risale al 16 settembre del 2019, quando Alessandro Agresti viene convocato in Questura per gli atti conseguenti ai primi accertamenti disposti sull'indagine per le minacce che hanno condito l'estorsione. Non appena esce dagli uffici della Squadra Mobile, prende il telefono e chiama Francesco Anelli, ossia uno dei venditore d'auto che collaborano con lui come con Cristian Malandruccolo. Nel corso della conversazione, Agresti parla chiaramente di quello che è successo: «Cristian mi ha messo in mezzo ad un casino, so appena uscito dalla Polizia eh.. ti ricordi quando ha inculato la macchina a quel romeno che gli ho fatto conoscere io?... Quello ha fatto la denuncia per estorsione, io so pregiudicato, c'ho precedenti per ste cose e me la hanno accollata a me!... Oh quella GLA che vi ho dato a voi, che vi ho venduto che vi ho detto pagate direttamente a lui... Questo ha fatto la denuncia per estorsione, perchè oltre che non gli avete dato i saldi non lo avete manco pagato!!... Mo voglio chiamà pure sto Mattia e dirgli chiama questo chiedigli scusa, gli diamo i soldi e famo ritirà sta denuncia oggi se no è un disastro! Mi dai un attimo il numero di questo? Mattia Italiani... è lui che ha minacciato, per questo lo voglio chiamà, gli dico vieni un attimo qua in Questura... vieni a dire qualche cazzo.. tu non hai fatto un cazzo... né io né te... Ma i bonifici di Cristian quindi so tutti finti?».

Dal canto suo Francesco Anelli non smentisce, ma introduce particolari che coincidono con quanto ricostruito dalla Squadra Mobile: «No, i bonifici quelli là che gli ha fatto... non lo so ma sa... saranno un quarto veri ed il resto tutti finti ... finti bonifici (ride)... non lo so Alessà e comunque cioè... pur volendo non gli ha pagato, che gli avrà dato 7/8000 euro... gli avrà dato a quel poveraccio». Quindi Agresti cerca di convincere Anelli a chiamare Mattia Italiani, sospettato di avere minacciato al vittima per conto di Malandruccolo, affinché faccia marcia indietro su quanto fatto, sebbene lo stesso Anelli gli abbia riferito che Italiani si era ritrovato poi a ricevere le richieste pressanti del romeno. Agresti infatti si lascia andare: «Gli dici Mattia guarda che qua sta a scoppia la merda, convinci Cristian a portare i soldi al romeno perché qua se annamo a fa la galera tutti... questa è estorsione 6/12 anni eh... io già li ho fatti quattro anni eh ragà ... e non c'entravo un cazzo...».

A sua volta Francesco Anelli, estraneo all'estorsione, risulterà coinvolto nel traffico di auto rubate, emerso nel corso delle indagini, che insieme a Malandruccolo e altri sodali si procuravano dal mercato nero campano per poi cercare di rivenderle come pulite.