Hanno risposto alle domande del giudice Cristian Malandruccolo e Mattia Italiani, ma hanno respinto con fermezza le accuse a loro rivolte nell'ambito dell'inchiesta Crazy Cars. Si sono celebrati ieri, in carcere, i primi interrogatori di garanzia davanti al gip Giuseppe Cario, firmatario dell'ordinanza di custodia cautelare chiesta dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano sulla basa dell'indagine condotta dalla Squadra Mobile di Latina.

I due indagati, assistiti dagli avvocati di fiducia Giancarlo Vitelli e Alessia Righi, hanno contestato punto su punto gli indizi raccolti a loro carico e si sono professati estranei alle accuse, tanto da avanzare la richiesta di scarcerazione che il giudice per le indagini preliminari si è riservato di valutare.
Nello specifico Cristian Malandruccolo, ritenuto il principale indagato per l'estorsione consumata ai danni di un romeno per evitare di pagargli un'auto che lo straniero gli aveva venduto, sostiene di avere onorato gli impegni, negando di avere proferito le minacce che gli vengono attribuite. Mentre per quanto concerne la contestazione della ricettazione per l'acquisto delle auto rubate, il 36enne di Sezze ha spiegato di non essere stato al corrente della provenienza furtiva delle vetture quando aveva accettato di acquistarle, a Napoli, a un prezzo ridotto perché incidentate.

Dal canto suo Mattia Italiani, sospettato a sua volta di avere minacciato la vittima per conto del primo, ha dichiarato di non avere mai conosciuto la parte offesa e di essersi interessato alla vicenda soltanto perché gli assegni consegnati al romeno per la compra vendita dell'auto erano stati firmati dalla sua ex fidanzata e per questo aveva telefonato in una sola circostanza allo straniero, che a sua volta lo aveva cercato più volte senza che lui però rispondesse. Tant'è vero che, ha osservato il giovane indagato, sebbene fosse intercettato, nell'ordinanza non sono state prodotte conversazioni che lo riguardano.
Oggi gli interrogatori di garanzia proseguono per gli altri indagati. In carcere sono finiti anche Francesco Anelli e Michele Vitale coinvolti nella ricettazione, Salvatore Lupoli implicato nell'estorsione del romeno, e Alessandro Agresti, indiziato di fittizia intestazione di beni, lo stesso reato che è costato gli arresti domiciliari a suo padre Maurizio e alla moglie Mery Teresina De Paolis. Domiciliari anche per Giuseppe Cannizzaro, venditore d'auto coinvolto nella ricettazione delle vetture di provenienza furtiva.