Ha parlato per quasi un'ora il sindaco di Sperlonga Armando Cusani imputato nel processo Tiberio. Davanti al pubblico ministero Valerio De Luca e al Collegio Penale, composto dai giudici Caterina Chiaravalloti, Francesco Valentini ed Enrica Villani, ha risposto alle domande della difesa, rappresentata dagli avvocati Angelo Palmieri e Luigi Panella e ha ricostruito punto per punto i capi contestati e i rapporti con gli imputati. «Quando leggo il capo di imputazione resto basito - ha detto Cusani ripercorrendo i fatti e riferendosi al gennaio del 2017 - non ho mai dato alcun comodato d'uso a Pacini e non gli ho mai chiesto niente». Il riferimento è all'immobile di via Valle a Sperlonga. Nella deposizione Cusani ha spiegato che non è stato mai amministratore dell'Hotel Grotte di Tiberio, finito al centro dell'inchiesta per l'inerzia - secondo quanto sostenuto dalla pubblica accusa - nella rimozione degli abusi ma è stato co-proprietario insieme al suocero, indicando il periodo.
E poi ha aggiunto, rispondendo sugli altri capi di imputazione: «Nei sei mesi di intercettazioni telefoniche non ci sono state telefonate con Pacini, con lui il rapporto era formale, io non ho chiesto niente a lui e lui non ha chiesto niente a me». Una frase ripetuta più volte. Cusani ha spiegato infine che non conosceva Ferrazzano. «In carcere mi hanno detto chi era e che era in una altra cella». Anche nel rapporto con Volpe, il sindaco di Sperlonga ha detto di non aver mai chiesto niente a lui e che non ha mai parlato con Masi della vicenda di Villa Prato. Infine quando il pm Valerio De Luca ha contestato che nelle intercettazioni telefoniche l'hotel di cui si parla, viene chiamato come l'hotel di Armando, Cusani ha detto che in una realtà piccola tutti lo indicavano in questo modo e che si era creato un certo clima con gli esposti presentati dal confinante: «In quantità industriali».
Sul banco degli imputati ci sono: l'ex caposettore del Comune di Sperlonga Massimo Pacini, Isidoro Masi, Antonio Avellino, Andrea Fabrizio e Nicola Volpe. I reati ipotizzati dalla Procura sono a vario titolo, di turbata libertà degli incanti e anche corruzione. Le misure restrittive erano state emesse dal gip Giuseppe Cario ed eseguite nel gennaio del 2017.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Angelo Palmieri, Gianni Lauretti, Luigi Panella, Gaetano Marino, Vincenzo Macari, Gianmarco Conca e Alessandro Pucci. La prossima udienza è fissata per il 26 ottobre.