L'affetto e la stima che un'intera generazione di democratici gli ha sempre manifestato per la sua inossidabile e ferma presenza, fisica e morale, all'interno di quello che una volta si chiamava «movimento», non sono bastati a fare di Giampaolo Giacherini una persona diversa da quella che è sempre stata, un tenero e burbero attaccabrighe.
Giampaolo, l'anarchico solitario, ha incarnato e rappresentato il mito dell'antagonismo politico e sociale e il prototipo dell'autentico libertario, perché l'idea della libertà è stata sempre il motore della sua vita, un'idea e una libertà che ha sempre pagato con serena consapevolezza, fino alla fine. Malgrado il caratteraccio che non ha mai esitato ad esibire, era facile entrare nel suo universo dalla porta dell'empatia, così come era altrettanto facile uscirne dal retro una volta sperimentata la sua ostinata propensione all'immodificabilità, del pensiero e delle convinzioni, tutte, comprese le più strampalate che ciascuno di noi si porta dietro. Eppure tutti quelli che lo hanno conosciuto e frequentato, nessuno escluso, non hanno mai smesso di volergli bene, di starlo a sentire sempre e comunque, di provare a fare qualcosa per lui pur sapendo che non avrebbe mai accettato una mano che non fosse tesa per aiutarlo a riaffermare o difendere i valori che lui aveva posto a fondamento del proprio agire.
Perfino la solidarietà, che era una corda della sua vita, non doveva essere mai gratuita, ma informata ai principi del «codice Giacherini».
Con la sua macchina fotografica sempre al collo, Giampaolo è stato il più accurato cronista dell'esperienza politica di tutto ciò che negli anni ‘70 e parte degli anni ‘80 è stato di sinistra, dalle feste del primo Maggio a quelle della Primavera, dall'occupazione di Villa Flora alle manifestazioni antifasciste, dai cortei del movimento femminista a quelli del movimento sindacale, senza mai trascurare ogni genere di evento culturale. Da qualche parte, e nelle mani di qualche amico, quel patrimonio di immagini e di primi piani continua ad esistere e a resistere, e a rappresentare fedelmente, come soltanto le fotografie sanno fare, un pezzo importante della storia di Latina, con dentro le facce dei protagonisti, quelli che ci sono ancora e anche quelli che purtroppo non ci sono più.
Recuperare, custodire e valorizzare quel patrimonio di immagini per trasferirlo a chi non ha vissuto gli anni di quegli scatti, è forse il regalo più bello che si possa fare alla memoria di Giampaolo Giacherini. E anche alla sua città.
Ciao Giampaolo, riposa in pace.