Accompagnato dal proiprio avvocato che lo ha assistito nella causa per ottenere un risarcimento, Mauro ha raccontato a Radioradio l'incedibile sequenza che lo hanno portato, dopo tre accessi al pronto soccorso di Velletri, a rischiare la vita per un'appendicite che solo all'ospedale di Latina è stata diagnosticata. Dopo aver accusato bruciori all'addome sempre più forti Mauro si era recato al pronto soccorso di Velletri.

Dopo qualche ora però, lo hanno rimandato a casa con una ipotesi di calcoli renali o addirittura aria addominale. Tornato a casa, il giorno dopo i dolori lo portano nuovamente al protno soccorso e anche questa volta viene rimandato a casa. Ed accade anche una terza volta. Al microfono riferisce anche che il chirurgo, a cui era stata chiesta la consulenza, esclude assolutamente l'ipotesi di una appendicite «era così sicuro da essere pronto a metterlo per iscritto».

Mauro torna a casa. Ma quei dolori e il dubbio che ci sia qualcosa di grave lo spingono a recarsi al pronto soccorso dell'ospedale Goretti di Latina. «Per fortuna esistono anche medici bravi come quelli che ha incontrato a Latina che hanno subito riconosciuto la gravità della situazione: peritonite». Mauro viene operato d'urgenza ed è stato salvato. L'avvocato Francesco Angelini dello Sportello Legale Sanità che lo ha assistito in questi anni: «Si parla di un problema che riguarda tantissime persone, un'appendicite dovrebbe essere l'abc di un sanitario, invece nonostante tre accessi al pronto soccorso nel giro di 11 giorni non viene mai riconosciuta nonostante segni clinici e radiologici molto evidenti. Dopo 15 ore al terzo accesso con quei dolori se ne è andato giustamente ed è andato in un altro ospedale il giorno dopo, ma questo ritardo di 11 giorni ha peggiorato lo stato di salute in maniera evidente». Una causa durata sette anni con una richiesta di risarcimento in fase di trattativa perché Mauro però oltre al brutto ricordo si porta dietro anche delle conseguenze permanenti che gli sono costati anche il posto di lavoro. «Avevo i globuli bianchi a 20mila, io non sono medico ma questo è un campanello di allarme. Io sarei morto là dentro, all'ospedale di Velletri, mi hanno salvato all'ospedale di Latina. A un certo punto ho dovuto anche sospendere il lavoro perché con l'intervento al colon avevo necessità di andare al bagno regolarmente e frequentemente e un datore di lavoro dopo un po' ti manda via». «Medici bravi ci sono - conclude l'avvocato - voglio sottolineare proprio questo aspetto della vicenda e voglio anche ricordare che a Latina nemmeno la Tac hanno effettuato dopo averlo visitato, hanno subito capito il problema e disposto l'intervento».