Condanna definitiva per l'aguzzino del cane Lucky. I giudici della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso e hanno confermato in pieno l'impianto accusatorio. Il ricorso presentato dalla difesa è stato dichiarato inammissibile.
La pena nei confronti del pensionato, accusato di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia oltre che maltrattamenti di animali, è quella di otto anni. Luigi S., queste le sue iniziali, di 72 anni è sempre detenuto in carcere da quando era stato arrestato nell'agosto del 2018, al termine di una operazione dei carabinieri del Nipaaf della Forestale. Le indagini avevano permesso di tracciare uno spaccato familiare drammatico, estremo, a partire dalle condotte dell'imputato nei confronti di alcuni familiari e del clima sempre molto pesante e aggressivo che si respirava tra le mura domestiche. Dall'inchiesta inoltre è emerso che l'uomo aveva massacrato di botte il cane perchè la sua era una vendetta trasversale nei confronti della moglie. Il caso era esploso a seguito del ritrovamento dell'animale in un cassonetto dei rifiuti alla periferia di Latina e in quella circostanza erano scattate le indagini che avevano permesso di risalire al responsabile dei maltrattamenti e dagli ulteriori approfondimenti investigativi è emerso che l'uomo si era reso responsabile di episodi di violenza sessuale molto gravi. Era stato il pubblico ministero Giuseppe Miliano a chiedere al giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone l'emissione di un provvedimento cautelare e l'uomo era finito in manette.
Le accuse avevano retto anche al Riesame e in un secondo momento quando si era svolto il processo, Luigi S., era stato condannato dal giudice Giuseppe Cario alla pena di otto anni di reclusione. Una condanna che ha retto pienamente sia in Appello che davanti ai giudici della Suprema Corte che hanno sciolto la riserva in merito al ricorso presentato dal legale dell'uomo, l'avvocato Giovanni Codastefano.
Nelle carte del procedimento erano emersi anche altri episodi altrettanto inquietanti.
In una circostanza l'imputato aveva anche puntato un'arma contro la moglie premendo il grilletto e facendo partire un colpo che aveva ucciso un altro cane, si trattava di un pitbull in questo caso che si era messo in mezzo durante una discussione in famiglia.
Nel provvedimento restrittivo, Luigi S., era stato descritto come un «padrone- padrone» e gli inquirenti avevano contestato anche una aggravante nel reato di violenza sessuale.
Era stata proprio una delle figlie dell'uomo ad uscire allo scoperto e a raccontare e poi denunciare quello che era avvenuto in famiglia. «La gravità e costanza delle minacce, delle lesioni e delle molestie - aveva osservato il gip in un provvedimento restrittivo - erano spinte fino al punto da porre in essere atti di violenza sessuale, il perdurante rendere la vita impossibile, ha indiscutibilmente prodotto un grave pregiudizio alla tranquillità della persona offesa che è stata incessantemente vessata dall'indagato». I primi episodi ritenuti gravi risalgono al 2001, i maltrattamenti riguardavano oltre che la moglie anche i sei figli. L'altro giorno la vicenda si è definitivamente conclusa.