I soldi sono stati spesi, i lavori sono stati fatti, ma il problema non è stato risolto. Parliamo del dragaggio del porto canale di Rio Martino effettuato mesi fa, una tappa essenziale che era stata tanto attesa dai pescatori, rimasti bloccati per lungo tempo nelle loro attività, e dai diportisti che effettuano la pesca sportiva. E' da una settimana che il problema dell'insabbiamento dell'invaso spinto a tal punto da rendere impossibile entrata e uscita delle imbarcazioni, si è ripresentato in tutta la sua urgenza. Che cosa è accaduto? A quanto risulta dopo il dragaggio con un intervento da 100mila euro destinato alla «realizzazione dei lavori di escavazione urgente della foce del canale di Rio Martino «a tutela della pubblica incolumità per porre un rimedio alla bocca del canale ostruita» come si leggeva nell'atto provinciale, la sabbia è stata rimessa nello stesso invaso ai lati dell'ingresso del porto, ma l'acqua in poco tempo l'ha riportata al centro, e questo ha riproposto, come una minestra riscaldata, i soliti problemi.

La motivazione di questo modus operandi sta nel fatto che la sabbia doveva essere analizzata ma non si capisce come si siano potuti spendere soldi pubblici in questo modo e senza ottenere alcun risultato. Mesi fa era stato redatto il cronoprogramma degli interventi con l'attivazione di due procedure, una d'urgenza per il dragaggio, quella appunto che è iniziata a febbraio, e l'altra ordinaria per rimettere in sesto le sponde ammalorate. Era stato infatti proprio il Prefetto Maurizio Falco nella riunione di novembre a chiedere alle parti, Comune e Provincia ciascuna per la propria competenza, di accelerare al massimo l'iter nonché di stilare un'agenda improrogabile, poiché la situazione rappresentata dai pescatori era drammatica per gli effetti economici. Tutto il complesso delle operazioni di recupero e manutenzione, secondo il maxi progetto portato a termine per due tranches di finanziamento dei lavori, era stato affidato dalla Regione all'amministrazione provinciale di Latina poiché si tratta di fondi che provengono da una destinazione speciale per il rilancio turistico, di cui le Province conservano la competenza territoriale. Oggi l'amarezza di diportisti e pescatori è tanta e quanto sta accadendo ha il sapore della beffa: «Le barche si sono arenate un'altra volta, è una settimana che abbiamo problemi – spiega il referente dell'associazione "Malati di pesca" di Borgo Grappa che comprende operatori prevenienti da Sezze, Pontinia, Sonnino, Sabaudia – e le nostre imbarcazioni hanno subìto diversi danni, chi di noi ha rotto l'elica, chi il mozzo, chi i paraoli. Gli ingranaggi rimangano ingolfati dalla sabbia, per noi è un disastro e nessuno ci ascolta».