Ci è voluto il coraggio di un uomo che, passando in via Benito Florio, zona in pieno centro urbano, di sicuro degradata ma circondata da case, scuole e negozi, ha sentito un odore insopportabile e non si è girato dall'altra parte. Arrivava da quel giaciglio coperto da tende, ricavato dall'ingresso seminterrato dell'ex mercato coperto: un rifugio improvvisato, che ha raccolto la vita di un uomo, ed è diventato anche il luogo della sua morte. Il dramma della solitudine, ma verrebbe da dire dell'indifferenza, si è palesato ieri mattina davanti agli occhi dei poliziotti del commissariato di Terracina. Il cadavere di una persona in avanzato stato di decomposizione era steso sul materasso, semi-nascosto da teli e tende, ai piedi del gigantesco immobile un tempo mercato coperto, da tempo abbandonato. Un senzatetto, per ora senza un volto e senza un nome, è morto così, in questo non-luogo scarabocchiato dagli spray in cui campeggi ancora la beffarda scritta "Casa della cultura".

Le cause del decesso per ora sono ignote. La polizia agli ordini del vicequestore aggiunto Paolo Di Francia, giunta subito sul posto, ha eseguito i rilievi e il magistrato di turno, Giuseppe Bontempo, ha disposto l'autopsia. Poco si è riusciti a ricavare da un primo esame esterno, in merito ad eventuali segni di violenza. Non ci si sbilancia, ma tutto fa pensare all'epilogo tragico di una vita vissuta ai margini, senza cure, stroncata forse da un malore o da una malattia. I poliziotti di via Petrarca, senza lasciare nulla al caso, hanno fatto controlli sulle denunce di scomparsa, cercato segnalazioni nei database, ma al momento non è risultato nulla. Le condizioni del corpo non hanno consentito nemmeno di ipotizzare una nazionalità.

Nel giaciglio in cui riparava l'uomo, trovato in condizioni pessime ma di sicuro organizzato nel tempo, ben visibile e pieno di cose, su di un materasso sudicio circondato da teli e lenzuola, sporcizia, cassette, buste, sarebbe stata trovata anche una fotografia. Nessuno si era accorto di questo invisibile. Nessuno tra coloro che attraversano questo zig zag che collega il quartiere Arene a via Badino, nessuno degli addetti all'igiene urbana, nessuno degli studenti, dei lavoratori, degli automobilisti che parcheggiano, di chi si reca a messa nella vicina chiesa, a poche centinaia di metri da due scuole superiori, da una scuola media, da palazzi, attività commerciali, i bar, il mare.

Forse si saprà qualcosa di più nei prossimi giorni. Forse si riuscirà a dare un volto e un nome alla persona morta nei sotterranei di un ex mercato coperto. Nei sotterranei che la città preferisce non guardare.