In seguito a operazioni di sequestro e perquisizioni – avviate da altre Procure - nei confronti di alcuni soggetti indagati anche nell'inchiesta sul gruppo antisemita "Ordine ario romano", è partita una «corsa affannosa alla eliminazione, in parte riuscita, di ogni traccia in internet della esistenza del movimento politico». È quanto rileva il giudice per le indagini preliminari nel provvedimento con cui è stata disposta la misura cautelare dell'obbligo di firma nei confronti di dodici persone, fra cui un terracinese e un uomo domiciliato a Fondi, indagate per associazione finalizzata alla propaganda e alla istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa. Avendo appreso delle indagini, osserva il giudice, gli aderenti al gruppo hanno desistito dal proseguire l'attività di divulgazione e propaganda avvenuta sostanzialmente sul piano virtuale attraverso l'uso di social network (una pagina Facebook, poi chiusa, un gruppo Whatsapp e attraverso Vk, social molto in voga in Russia).
Nel corso dell'attività investigativa portata avanti dal Ros, che lunedì ha eseguito il provvedimento con l'ausilio dei comandi dei carabinieri di Cagliari, Cosenza, Frosinone, Latina, L'Aquila, Milano, Roma e Sassari, sono state svolte operazioni di ricognizione sui vari canali social, ma anche attività d'intercettazione telefonica. Ciò ha evidenziato un «campionario dei temi cari alla propaganda nazionalsocialista infarcita di visioni complottiste nei riguardi del popolo ebraico e nel contempo di posizioni apertamente e gratuitamente negazioniste, se non dell'esistenza, quantomeno delle proporzioni della shoah».