E' fissata per il 7 luglio davanti alla Corte di Cassazione l'udienza relativa al dissequestro disposto dal Tribunale del Riesame dei conti correnti degli indagati dell'operazione Guscio. L'inchiesta era stata condotta dagli investigatori della Guardia di Finanza e i pubblici ministeri Giuseppe Bontempo e Claudio De Lazzaro avevano impugnato la decisione dei magistrati dell'ufficio giudiziario di piazza Bruno Buozzi che avevano annullato il provvedimento. In tutto ammontava a oltre un milione e mezzo di euro il sequestro dei conti correnti e in un secondo momento erano stati tolti i sigilli. I magistrati avevano ribadito che è assente l'elemento richiesto per la contestazione del reato e avevano messo in luce l'insussistenza del fumus commissi delicti.

Una volta che sono state depositate le motivazioni, gli inquirenti hanno presentato ricorso alla Suprema Corte. Intanto nelle scorse settimane la Procura ha messo la parola fine a tutti gli accertamenti e ha chiuso l'inchiesta nei confronti degli indagati. Nell'inchiesta sono finiti l'avvocato Luca Maria Pietrosanti e il commercialista Alberto Palliccia nei cui confronti il Riesame aveva confermato la sospensione dopo che avevano impugnato la decisione del giudice Giuseppe Cario. Il ricorso di Aldo Manenti era stato accolto e in questo caso l'ordinanza era stata annullata, era stato accolto il ricorso di Roberto e Simone Manenti e di Luigi Buttafuoco e infine era stato ridotto il periodo di applicazione dell'interdizione per il commercialista Massimo Mastrogiacomo. Per tutti l'inchiesta è chiusa. Secondo l'accusa l'imprenditore Amuro ha acquistato la struttura ricettiva per un milione e mezzo di euro da un gruppo di professionisti che aveva acquistato le quote della Circe dalla curatela del fallimento Quadrifoglio.

Nel corso dell'inchiesta, due anni fa esatti, erano scattate le perquisizioni degli studi dei professionisti e lo scorso dicembre, a margine di una serie di accertamenti a partire anche dall'analisi delle email inviate tra i vari indagati, il gip aveva firmato i provvedimenti mettendo in rilievo che: «la consorteria confeziona scelte procedimentali finalizzata a sottrarre il bene all'asta». Gli investigatori di Palazzo Emme, del Nucleo di Polizia Tributaria - coordinati dal comandante Andreozzi - hanno accertato che è stato gonfiato il passivo della società per giungere ad un valore del patrimonio netto e delle quote, inferiore a quello reale, producendo in questo modo l'effetto di poter acquisire la società e la sua unica attività ad un prezzo economicamente vantaggioso: un danno per curatela e creditori. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Francesca Roccato, Luca Giudetti, Renato Archidiacono, Enrico Quintavalle, Tommaso Pietrocarlo, Marco Fagiolo, Claudio De Felice. A vario titolo i reati contestati sono: turbata libertà del procedimento di scelta del contraente nell'ambito di procedure fallimentari, trasferimento fraudolento di valori e reimpiego di denaro, beni o altre utilità di provenienza illecita.