Quasi tutti in largo anticipo rispetto all'appuntamento fissato con il vaccino. Centinaia di giovanissimi si sono ritrovati in fila come per un esame. Anche il secondo weekend dedicato all'open day junior è stato un successo, pure superiore alle attese, nel capoluogo come nel resto della provincia dove si sono ritrovati ragazzi di età compresa tra 12 e 16 anni per ricevere la prima dose del farmaco Pfizer. Un segnale chiaro del fortissimo desiderio degli adolescenti, che più di tutti hanno sofferto le limitazioni imposte da oltre un anno di pandemia, di tornare al più presto alla piena normalità. Un'esigenza ancora più pressante ora che l'estate è praticamente partita. Tutte le dosi a disposizione sono andate esaurite: 600 (tra sabato e domenica) somministrate presso la palazzina direzionale dell'ospedale Santa Maria Goretti di Latina, 300 (sempre divise nell'arco del weekend) inoculate al nosocomio San Giovanni di Dio di Fondi e 400 a Gaeta, nella struttura della Casa della Salute (ex ospedale Di Liegro). Ragazzi tutti accompagnati dai propri genitori: necessaria la presenza di mamma o papà (tutori o affidatari) per la vaccinazione.

Tra i primi a ricevere l'inoculazione (sabato mattina) una ragazzina di 12 anni, arrivata con la mamma: «E' importante farlo per tornare alla normalità», ci ha detto. Riprendersi la vita di prima è l'obiettivo di tutti i giovanissimi che si sono ritrovati all'ospedale Goretti. «Quando ho saputo dello junior open day non ci ho pensato due volte. E' un'occasione importante», ha sottolineato Alex, un ragazzo di 14 anni che pratica sport e che adesso si sente «più sereno». Tra i commenti più belli c'è sicuramente quello di Eleonora: «Tra qualche giorno compirò gli anni e mi sono fatta un bel regalo in anticipo. Ho deciso io di fare il vaccino, i miei genitori non erano convintissimi, ma ho insistito e così hanno accettato che mi sottoponessi alla somministrazione. Prima, naturalmente mi sono documentata: il Pfizer è sicuro per giovani donne, quindi era giusto farlo».

Ma non per tutti è stato semplice accettare la somministrazione. «Mia figlia non voleva, ha 16 anni, ed era decisa a restare senza vaccino - ci ha raccontato una signora, mamma di Valentina - E' stato fondamentale l'aiuto del nostro medico di famiglia. E' riuscito a convicerla, le ha parlato e lei ha capito che è meglio vaccinarsi piuttosto che rischiare di finire in ospedale. E' vero: i giovani sembra che non rischino l'ospedalizzazione, ma non si sa mai». Stesso discorso per Adele, un'altra mamma che ha accompagnato la giovane figlia. «Non ha fatto tanta opposizione - ci ha raccontato - Io e suo padre abbiamo avuto il Covid, siamo riusciti ad isolarci subito evitando di contagiarla. Ma ha visto quello è successo a me: oltre alla febbre ho avuto una tosse tremenda e per mandarla via ho dovuto prendere il cortisone per quasi due mesi. E sono stata fortunata rispetto a tanti altri. E' bastato questo per convincerla a vaccinarsi».