È formalmente ricercato Gianfranco Mastracci, 36 anni ancora da compiere, evaso dagli arresti domiciliari ormai da più di venti di giorni e da allora irreperibile. A fare la scoperta e documentare l'assenza prolungata del detenuto dal suo appartamento, nella zona delle case popolari di via Empedocle alle porte di Latina Scalo, sono state le pattuglie di Carabinieri e Polizia che quotidianamente controllano i soggetti sottoposti alle misure restrittive disposte dall'autorità giudiziaria. Una mossa che non ha stupito più di tanto gli investigatori: il suo curriculum criminale è costellato di fughe e catture eclatanti.

Quale sia il motivo di una scelta simile non è chiaro neppure agli investigatori, ma un paio di settimane prima della sua scomparsa, si è registrato un episodio che potrebbe avere contribuito alla pianificazione della fuga. Vale a dire il ritrovamento di una vecchia bomba a mano e un panetto di tritolo sul terrazzo condominiale dello stesso edificio in cui vive Mastracci, ma sul lato accessibile dalla scala accanto alla sua: resta un mistero chi avesse lasciato quell'esplosivo in un punto isolato, scoperto in circostanze fortuite, ma i sospetti della Polizia si erano concentrati su una serie di personaggi che vivono quel complesso popolare, compreso il 35enne ristretto agli arresti domiciliari, sottoposto quel giorno a una perquisizione conclusa con esito negativo.

Un passato tra rapine e spaccio, negli ultimi anni Gianfranco Mastracci è finito alla ribalta della cronaca per il coinvolgimento in una serie di inchieste importanti sulla criminalità locale, sempre per vicende che lo vedono legato a personaggi influenti della mala. A partire dall'operazione Alba Pontina, che gli è costata già una condanna in primo grado con rito abbreviato, poi confermata dalla Corte d'Appello di Roma all'inizio dell'anno con la riduzione della pena a tre anni e quattro mesi di reclusione: Mastracci non era affiliato al clan di Armando Di Silvio detto Lallà, attorno al quale ruotavano le indagini, ma era considerato uno gli spacciatori in rapporti con la famiglia di Campo Boario e mentre era intercettato costrinse un suo cliente a votare per un candidato al Consiglio comunale, durante le elezioni amministrative del 2016, sostenuto da un sodalizio criminale opposto a quello capeggiato da Lallà.

Durante la custodia cautelare in carcere per quei fatti, Mastracci ha avuto modo di procurarsi altri guai, finendo nell'indagine di Carabinieri e Polizia Penitenziaria sfociata nell'operazione Masterchef, per la quale nel frattempo è finito a giudizio per avere minacciato e umiliato un detenuto, costringendolo a inginocchiarsi, che non accettava di rispettare, dietro le sbarre, il potere di Roberto Ciarelli, ristretto come loro.

Sul fronte delle evasioni, la più eclatante risale al maggio del 2014, quando Mastracci fu arrestato al termine di un'indagine della Questura dopo due mesi di irreperibilità: gli investigatori lo stanarono in una casa alle porte di Latina, sospettando che avesse trascorso parte della latitanza anche a Roma. Fatto sta che appena due anni dopo fu arrestato a Rimini, dove si era recato in vacanza nel periodo in cui era sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di dimora a Latina. Per finire allo scorso anno, all'inizio di ottobre, quando l'autorità giudiziaria aveva disposto per Mastracci l'aggravamento della misura degli arresti domiciliari, con il contestuale trasferimento in carcere, in seguito a una serie di violazioni commesse approfittando dei permessi medici per incontrare pregiudicati, prevalentemente soggetti legati agli ambienti dello spaccio: secondo gli investigatori si stava riorganizzando, ma non ha perso l'occasione di rimettersi in gioco una volta tornato a casa, come dimostra questa nuova fuga.