E' destinata a continuare ancora a lungo la battaglia legale sulle sorti della Roma-Latina. Il Consorzio Sis non ci sta a veder volare via un'aggiudicazione milionaria per via della revoca decisa da Autostrade per il Lazio di cui, infatti, aveva chiesto l'annullamento con ricorso al Tar di Roma. Il quale ieri mattina, con ordinanza presidenziale, ha rigettato la sospensione del provvedimento fissando, però a breve l'esame collegiale. Il Consorzio Sis spa nello specifico chiedeva l'ottemperanza della sentenza del Consiglio di Stato del 2018 «concernente la procedura ristretta per l'affidamento in concessione delle attività di progettazione, realizzazione e gestione del ‘Corridoio intermodale Roma-Latina e collegamento Cisterna-Valmontone (cosiddetta autostrada Pontina). Nel procedimento si sono costituiti Autostrade per il Lazio, con una lunga memoria che ricostruisce i motivi della decisione di procedere alla revoca del progetto, e la Webuild spa ed è intervenuto il Ministero delle Infrastrutture e Mobilità. Per il Presidente del Tar, Fabio Franconiero, si può attendere l'esame collegiale del ricorso poiché «non è prospettato un pregiudizio di estrema gravità ed urgenza, tale da non consentire neppure la dilazione fino alla data della camera di consiglio», che è stata fissata per il 15 luglio prossimo. In quella sede si dovrà stabilire se Autostrade per il Lazio deve ottemperare alla sentenza del 2018, stante la decisione intervenuta il mese scorso di revocare il progetto per cui era stata fatta quella gara.

Al netto delle schermaglie giudiziarie che vanno avanti da sette anni e che con buona probabilità proseguiranno, il vero nodo della Roma-Latina sta nei soldi. Il consiglio di amministrazione di Autostrade per il Lazio ha già detto che i lavori per piccoli lotti inizieranno appena la Cassa Depositi e Prestiti svincolerà le somme che già ci sono ma che formalmente devono essere messe a disposizione della società. Di fatto la costruzione dell'autostrada potrebbe iniziare a breve, comunque molto prima dell'avvio del maxiprogetto revocato, che costava 2,7 miliardi secondo il calcolo iniziale ma che non è riuscito a vedere la luce dei cantieri in un arco di tempo lungo dieci anni. Si potrebbe dire che ad ammazzare la Roma-Latina, così come fu pensata un decennio fa, è stato il tempo, delle apolitica prima e della giustizia poi. La ricostruzione millimetrica di quanto accaduto è contenuta proprio nella sentenza del Consiglio di Stato invocata da Sis. Ma che il progetto andava cambiato è stato chiaro già nell'estate del 2020: nel momento esatto in cui si iniziava a parlare della ripresa economica da legare alla realizzazione di infrastrutture strategica, l'autostrada Roma Latina è diventata uno dei tasselli fondanti di quel tipo di ripresa. Aveva, però, molti aspetti che le remavano contro, a cominciare dalla sostenibilità e dall'impatto ambientale, due condizioni indispensabili a corredo di tutte le opere che si metteranno in campo nel post pandemia. Il progetto della Roma Latina era carente in questi requisiti e ciò ne ha decretato la fine. Il piano appaltato non poteva più essere modificato poiché le offerte pervenute erano riferite a quel progetto, così come il contenzioso legale che ne è scaturito. Cosa accadrà il 15 luglio nell'udienza davanti al Tribunale amministrativo di Roma? I giudici potrebbero accettare l'istanza con cui Sis chiede di ottemperare la sentenza che aggiudicava la gara sul vecchio progetto e questo renderebbe molto complicato il percorso futuro, ferma restando la possibilità per Autostrade per il Lazio di chiedere il giudizio di secondo grado. In caso di rigetto invece ci sarebbe la possibilità di spingere sull'acceleratore di Cassa Depositi e Prestiti.