Sono strade pubbliche tra le più conosciute in città, perché situate in pieno centro, ma da oltre 50 anni a pagare le tasse e le spese per quei terreni sono gli eredi Cossettini, ossia i privati che un tempo erano proprietari dei lotti su cui oggi sorgono corso Giovanni XXIII, via Isonzo, via Piave e via Emilia, perché il Comune di Aprilia fino ad oggi ha sempre rifiutato di concludere le procedure di esproprio per non doverne sostenere il costo. Una decisione fino ad oggi avvalorata dalle pronunce del tribunale amministrativo. Ora però il Consiglio di Stato potrebbe aver scritto la parola fine su un contenzioso che dura da mezzo secolo, dando ragione ai privati che si sono visti togliere lotti di loro proprietà senza essere pagati, anzi per ironia della sorte trovandosi addirittura a dover pagare le tasse.
Nei giorni scorsi infatti il Consiglio di Stato, pronunciandosi sul ricorso presentato dalla famiglia Cossettini, ha ribaltato la sentenza 8267 pronunciata dal Tar del Lazio il 18 dicembre 2019 e annullato gli effetti della nota emessa nel 2017 dal dirigente ai lavori pubblici, che aveva dichiarato inammissibile la richiesta avanzata dagli eredi Cossettini nel 2015, ossia di avviare e concludere le procedure di esproprio per terreni che di fatto sono del Comune di Aprilia da 57 anni: si tratta infatti di terreni per lo più adibiti a marciapiedi e sedi stradali. Era il 3 giugno 1964, quando il consiglio comunale di Aprilia decise di acquistare un appezzamento di 435 metri quadrati, stabilendo che sarebbero stati pagati duemila lire al mq, per un corrispettivo totale di 870 mila lire. Come è accaduto anche per molti altri spazi pubblici presenti in città, l'esproprio non fu mai pagato e nessuno si curò neanche di perfezionare gli atti, sebbene i terreni furono uti lizzati per realizzare nuove strade e marciapiedi, lasciando agli eredi Cossettini l'onere di pagare l'Imu per beni che non son o più nelle loro disponibilità da mezzo secolo.