Durante l'ultima riunione i dipendenti delle coop legate ad «Acqua & Sapone» hanno detto che non riusciranno mai a fare un vero sciopero perché ciò equivarrebbe a perdere il lavoro. Va così nel variegato mondo della logistica in provincia di Latina (e non solo). Nonostante i controlli dell'Ispettorato e della Finanza centinaia di facchini, commessi, cassiere la somministrazione di lavoratori con retribuzioni da fame continuano, al punto che il sindacato Usb ha annunciato ieri la presentazione di un esposto dove non ci saranno i nomi dei singoli lavoratori, per evitare ritorsioni.
«Vi ricordate le conciliazioni al ribasso del febbraio 2020? - dice Patrizio Cacciotti, segretario della Usb - Bene, anzi male, perché stiamo di fronte alla stessa tecnica minatoria. O prendi questa retribuzione o non ti chiamiamo a lavorare. Chi decide tutto sono i kapo' delle coop di facchinaggio e delle commesse, se ti ribelli non andrai a lavorare, in questo modo vanno avanti i punti vendita di Acqua& Sapone e la società dovrebbe intervenire anche a tutela della propria immagine».
Nei negozi del marchio tutto viene dato in appalto, dalla gestione del magazzino al servizio cassa e il trattamento del personale viene deciso dalle grandi società titolari dell'appalto. Finora la battaglia sindacale è stata impari, a tratti snobbata. Di qui la scelta di presentare all'Ispettorato e alla Procura un esposto per verificare in modo complessivo se sussiste l'interposizione di manodopera, in pratica le società che prendono in appalto i servizi di facchinaggio, cassa e scaffali non presterebbero quel servizio specifico bensì la loro funzione sarebbe quella di fornire personale, ciò che è consentito da specifiche regole e agenzie appositamente autorizzate dal Ministero del lavoro.