Si chiude a tredici anni dall'avvio delle indagini e con un nulla di fatto la maxi inchiesta sulla truffa alle assicurazioni che vedeva come principale imputato l'avvocato Gianluca La Starza e, oltre a lui, Luigi Nardacci e Francesco Colucci. Nel primo pomeriggio di ieri il Tribunale, presieduto dal giudice Caterina Chiaravalloti, ha dichiarato l'avvenuta prescrizione dei reati contestati e che erano già la parte residuale di una imponente contestazione della Procura, che, in origine, includeva anche l'abuso d'ufficio e lo scambio di favori all'interno di attività dell'amministrazione comunale di Latina dell'epoca.

L'indagine fu minata alla base poiché già alla fine del dicembre 2008 una «soffiata» sulla presenza di cimici all'interno di alcuni uffici comunali fece saltare in blocco le prove foniche, vicenda poi riportata dalla stessa Procura di Latina nella richiesta di archiviazione presentata al giudice delle indagini preliminari nel 2013 e contro la quale proposero opposizione le compagnie di assicurazione truffate, che in seguito si sono costituite parte civile. Fu la loro posizione a salvare per i capelli la parte del procedimento sulle truffe inerenti le richieste di risarcimento danni e di cui esistevano invece numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, mentre per la parte riferibile agli ipotizzati reati contro la pubblica amministrazione fu inevitabile l'archiviazione. Le truffe, in base agli atti raccolti, sarebbero avvenute proprio a partire dal 2008 e, in un primo momento, era stato contestato anche il vincolo associativo per gli indagati, finalizzato alla truffa ai danni delle assicurazioni con il sistema degli incidenti fantasma. Era stato il pubblico ministero Valerio De Luca ad archiviare, non ritenendo che ci fossero i margini per poter arrivare a giudizio, ma in seguito alcune compagnie, tra cui la Sara Assicurazioni spa, la Cattolica e Duomo Assicurazione avevano deciso di impugnare l'azione del magistrato anche per poter affermare la posizione di parte civile danneggiata, che ieri è stata spazzata dalla prescrizione.

Resta la ricostruzione dei fatti in una vicenda che ha contato davvero parecchie anomalie dalla fase embrionale, come la fuga di notizie sulla presenza di cimici ad opera di un carabiniere del Ros che gli stessi carabinieri del Nucleo investigativo di Latina hanno individuato riconoscendone la voce all'interno del telefono di un amministratore comunale. Fu un favore agli indagati fatto in cambio del trasferimento da Roma a Latina, questo almeno è ciò che scrissero gli stessi colleghi della «spia» ad aprile 2009 in una informativa alla Procura che recava l'allarme per l'inchiesta ormai messa a rischio. Il nocciolo relativo agli incidenti fantasma invece sosteneva che gli indagati avessero organizzato sistematicamente falsi incidenti ed erano state alterate le conseguenze derivanti dai sinistri realmente accaduti per ottenere risarcimenti di danni maggiori o non dovuti affatto.