Non si è sottratto alle domande del giudice l'imprenditore Raffaele Del Prete, indagato per scambio elettorale politico mafioso, e ha risposto punto su punto alle contestazioni nel corso dell'interrogatorio di garanzia durato più di tre ore. Assistito dal legale di fiducia, l'avvocato Dino Lucchetti, l'indagato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari si è difeso, di fatto prospettando una realtà dei fatti corrispondente a quanto emerso attraverso le intercettazioni ambientali del 2016, quelle autorizzate a suo carico nell'ambito dell'inchiesta Touchdown sulla corruzione nel Comune di Cisterna.
Ascoltato dal giudice per le indagini preliminari Bernadette Nicotra che ha disposto la misura cautelare, alla presenza dei pubblici ministeri della Direzione distrettuale Antimafia di Roma, Claudio De Lazzaro e Luigia Spinelli, prima di tutto Raffaele Del Prete ha sottolineato di non avere mai conosciuto Armando Di Silvio detto Lallà, giusto l'altro giorno condannato in primo grado dalla Corte d'Assise di Latina a 24 anni di reclusione per avere creato e gestito un'organizzazione criminale di stampo mafioso alla quale apparteneva anche Agostino Riccardo, poi diventato collaboratore di giustizia tirando in ballo lo stesso imprenditore dei rifiuti per la presunta compravendita di voti e l'affissione dei manifesti durante la campagna elettorale del 2016. In merito proprio alla presunta conoscenza del capo famiglia rom, Del Prete ha fatto notare che potrebbe essere finito al centro di uno scambio di persona, non avendo gestito un centro di raccolta dei rifiuti vicino le case dei Di Silvio nel quartiere Gionchetto, riconducibile invece a un altro imprenditore.